di Silvia Vegetti Finzi, tratto dal Corriere della Sera
Siamo in estate, i
pomeriggi sono lunghi, i viaggi in macchina interminabili e la sera i bambini
si rifiutano di andare a nanna. Che fare per evitare la noia, intrattenerli
amabilmente e, nel contempo, favorire lo sviluppo delle loro potenzialità?
Ci giunge, dall’Accademia
americana di pediatria, una raccomandazione importante: leggete libri ai vostri
bambini! Da quando? Dalla nascita. Come? Ad alta voce. Perché? Perché nei primi
tre anni di vita il cervello è straordinariamente plastico e i processi di
apprendimento particolarmente efficaci.
Può sembrare che i
neonati non capiscano quanto sentono e probabilmente molti contenuti sfuggono
alla loro comprensione ma la capacità di intendere le parole è molto precoce rispetto alla loro verbalizzazione.
Difficilmente il piccolo comprende lo svolgimento della narrazione ma di sicuro
coglie, nelle modulazioni della voce, il tono emotivo delle scene che state
illustrando.
La voce, come la musica,
non ha bisogno di competenze lessicali per trasmettere le vibrazioni del cuore.
La lettura di un libro introduce inoltre, nel lessico quotidiano, parole nuove
e costrutti grammaticali e sintattici più elaborati.
Anche se alcune
situazioni possono suscitare emozioni negative, come la paura, la condivisione
che si crea tra chi parla e chi ascolta garantisce i necessari margini di
sicurezza e di fiducia. L’importante è non essere generici ma ritagliare la
lettura a misura di quel bambino, del suo livello di maturità, della sua storia
e della sua personalità.
Particolare delicatezza è
richiesta per i piccoli malati o che si trovano, per qualsiasi motivo, in
condizione di ansietà. Se sapremo osservarli, potremo monitorarle loro reazioni
attraverso i gesti e la mimica facciale. Appena esprimono disagio cambiate il
racconto rendendolo più familiare e amichevole, come dimostra il successo di
“Peppa Pig” e “La Pimpa”.
I libri, da non
confondere con i giocattoli, se vengono somministrati in giuste dosi e nei modi
più opportuni, costituiscono un efficace antidoto contro le distorsioni indotte
dai supporti digitali portatili.
Secondo i pediatri americani, la frequente lettura dei libri d’infanzia
nei primi mille giorni di vita concorre a evitare, più tardi, problemi di
apprendimento e comportamento scolastici.
Il divario che separa,
per quanto riguarda il successo tra i banchi, i figli di genitori acculturati
da quelli meno favoriti può essere ridotto dall’abitudine di leggere libri ad
alta voce.
I testi cambiano con
l’età ma non abbiate timore, a un certo punto, di introdurre le fiabe. Possono
sembrare antiquate per le generazioni dei “nativi digitali”. Ma le favole, come
i sogni, non hanno tempo e, con la garanzia del buon esito finale, insegnano ad
affrontare gli aspetti più crudeli della vita senza smarrire la speranza nella
bontà e nella giustizia. Accade però che i bambini desiderino “fare storie”,
diventare essi stessi narratori.
E’ un passaggio
importante, che merita di essere accolto favorevolmente e sostenuto
affettivamente perché in tal modo imparano a utilizzare il pensiero per
elaborare e comunicare i vissuti negativi che possono turbare la loro vita.
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