Il perché dell'omogeneità

Alcuni riferimenti bibliografici


Comportamento e apprendimento di maschi e femmine a scuola (a cura di Giuseppe Mari), Vita e Pensiero, Milano 2012.

L'educazione differenziata per le ragazze e per i ragazzi (a cura di Alessandra La Marca), Armando editore, Roma 2009.

La valorizzazione delle specificità femminili e maschili. Una didattica differenziata per le alunne e gli alunni (a cura di Alessandra La Marca), Armando editore, Roma 2007.


Maschi e femmine a scuola (le differenze di genere in educazione)Giuseppe Zanniello (a cura di), SEI, Torino 2007,






Hilary Levey, Huffington Post, 27 maggio 2013

"Based on my experience, and my research on competition, gender, and education, promoting all-girls' education in the grade school years is a useful strategy to raise women who know how to lean in throughout life".

Kevin Chavous, Huffington Post, 5 aprile 2013

"According a study conducted by researchers at Stetson University in Florida in the mid 2000s, 75 percent of female students in single-sex classrooms achieved proficiency on the Florida Comprehensive Assessment Test. Only 59 percent of female students in co-ed classes scored proficient.
These results were even more staggering for male students. A whopping 86 percent of male students scored proficient were learning in a single-sex environment, compared to 37 percent in a mixed environment".


Un intervento di Julio Velasco sulle differenze tra uomini e donne particolarmente significativo






Claudio Risé su Il Mattino di Napoli precisa i perché dell'omogeneità e i suoi vantaggi.


Claudio Risé, da “Il Mattino di Napoli” del lunedì, 11 febbraio 2013, www.ilmattino.it
Genitori, insegnanti, opinionisti, tutti in Italia e altrove sono preoccupati per i ragazzi. Vanno male a scuola, non stanno attenti, sono scarsamente interessati a quasi tutto. Insomma un disastro. E’ tutto (New York Times compreso) un chiedersi come mai questo accade, e un accettare scommesse sulla prossima estinzione del maschio. Qual è dunque la realtà?
Cominciamo col dire che è tutto vero: i maschi (e non solo i ragazzi), sono in un mare di guai. Quali le cause, per i più giovani?
Cominciamo dalla scuola, dove la questione è ben visibile, con le ragazzine studiosette e i maschi disperati. Come mai? Beh, l’attuale impostazione didattica, preoccupata dall’eguaglianza, ha dimenticato che i maschi e le femmine, dai 13 anni ai 18, sono completamente diversi. Per esempio (non è cosa da poco) le ragazzine sono già quasi perfettamente a posto con lo sviluppo. Mentre i maschi stanno appena cominciando a capire come sopravvivere ai bombardamenti ormonali che da lì alla maggiore età assorbiranno gran parte delle loro energie e della loro attenzione, anche se cercheranno di non farlo capire.
E’ sempre stato così: è vero. Ma fino a pochi decenni fa le classi erano diverse per i maschi e le femmine, con insegnanti diversi, a seconda del sesso e della loro sensibilità. C’erano insegnanti che si trovavano meglio coi ragazzi ed altri con le femmine, e le scuole venivano organizzate anche tenendo conto di questo, che non è una “discriminazione”, ma un aspetto del carattere e della personalità.
Insegnare ai ragazzi, richiede un maggior interesse allo sport, al movimento, al parlarne e cercare di farlo; così come insegnare e stare con le ragazze trae vantaggio da una maggior attenzione ai temi sentimentali.
Malgrado l’enorme sforzo di spianamento fatto negli ultimi quarant’anni i due sessi rimangono biologicamente e psicologicamente diversi, soprattutto in quel cruciale periodo di formazione.
Per funzionare coi ragazzi devi fargli capire il lato avventuroso del sapere, e movimentare lo stare a scuola. Non facile, per un corpo insegnante ormai quasi completamente femminilizzato, e con l’ossessione dei “moduli” di insegnamento uguali per tutti.
Molti ragazzi riescono comunque: ma fanno sudare sette camicie le povere insegnanti, e sbuffare la compagne che devono rallentare per “colpa” loro. Molti altri, però, entrano nel tritacarne dei brutti voti, debiti e bocciature, e non sempre riescono poi a “rientrare” nei processi formativi e produttivi. E’ per questo che molti paesi sono rimasti in buona parte con classi separate (come l’Inghilterra), ed altri discutono se non tornarci, come gli Stati Uniti dove l’idea è già stata testata, con l’approvazione di Hillary Clinton.
Il problema non è però, almeno per ora, di ripristinare classi separate per maschi e femmine, quanto quello di accettare che l’educazione di massa “unisex” per maschi e femmine non funziona perché i due sessi sono diversissimi tra loro soprattutto nei due “settenni”, dai 7 ai 21anni.
E’ necessario che ognuno dei due sia seguito con empatia per le caratteristiche psicologiche del proprio sesso.
Il problema del resto non riguarda solo i maschi. Lo sa bene l’analista quando si trova ad aiutare donne non più ragazzine che scoprono di dover recuperare un “femminile” ancora sconosciuto, perché cresciute come se la “differenza” fosse un puro dato biologico, e non anche affettivo, simbolico, ed anche cognitivo.
Non c’è alcun dubbio che maschi e femmine siano uguali nella dignità umana, nei diritti e nei doveri. Adesso però cerchiamo di ricordare dove sono diversi. O saranno guai per tutti.




Pubblichiamo uno studio recente presentato sul sito del Politecnico di Torino che sostiene come le ragazze provenienti da classi omogenee abbiamo molte più probabilità di avere un ottimo successo universitario e di sviluppare una carriera più brillante.

L'INDAGINE 
In ogni civiltà, la fine della segregazione è sempre considerata un segno di grande progresso. Ma secondo uno studio sorprendente di due economisti italiani, non sempre gli ambienti misti aiutano le donne. E le loro scoperte non riguardano oltretutto un ambiente qualunque, ma la scuola. Una ragazza che si diploma dopo aver frequentato una classe con pochi maschi, ha molte più probabilità di fare carriera e avere un buono stipendio di una sua coetanea che ha fatto il liceo in una classe mista. Secondo il saggio appena pubblicato dai due studiosi dell'Università della California, Giovanni Peri e Massimo Anelli, è più probabile, cioè, che una ragazza che sia stata in una classe «ad alta percentuale femminile» scelga una facoltà come Economia o Ingegneria piuttosto che Lettere. E la scelta di una facoltà scientifica al posto di una umanistica condiziona enormemente la sua possibilità di fare carriera e di guadagnare tanto. Il discorso, fra l'altro, non vale solo per le donne: anche i maschi tendono a preferire facoltà che garantiscano loro un percorso professionale più soddisfacente, dal punto di vista retributivo, se nei cinque anni di liceo la percentuale di donne in classe è stata bassa. Lo studio parte da una considerazione quasi lapalissiana: «i redditi e le carriere potenziali delle persone sono fortemente condizionati dalla loro istruzione». Secondo dati del 2011 dell'ufficio di statistica americano, le donne americane che hanno frequentato Ingegneria, un anno dopo la laurea guadagnano circa 55 mila dollari; se hanno preferito Lettere, appena 31 mila. Una differenza talmente enorme da imporre una riflessione, soprattutto perché le donne hanno ormai superato gli uomini in numero di laureati e voti. Ma in America solo il 18% dei laureati in Ingegneria è donna contro il 64% di chi esce da una facoltà umanistica. Insomma, una delle ragioni per cui le donne guadagnano meno degli uomini, è che scelgono le facoltà «sbagliate», se così si può dire. Peri ed Anelli hanno dunque analizzato 30 mila studenti italiani, per la precisione dei licei milanesi, su un arco di quindici anni, dal 1985 al 2000. Hanno esaminato nel dettaglio le loro scelte post-scolastiche, i loro approdi professionali, le loro buste paga. Le conclusioni principali sono tre. La prima è che una quota più alta di persone dello stesso sesso in classe aumenta la probabilità di scegliere facoltà che fanno guadagnare di più. Per le donne aumenta del 5-6 per cento, per gli uomini del 6-7 per cento. Ma lo studio mette in evidenza anche un altro dato interessante: le donne che escono da classi tendenzialmente «unisex» sono anche più brave delle loro coetanee, nel percorso accademico: si laureano prima e abbandonano meno spesso l'università. E dopo la laurea, tendono anche ad avere stipendi migliori. Lo studio prova a ricavare alcune spiegazioni da questi risultati empirici e ne deduce anzitutto che la frequentazione di classi a prevalenza femminili «potrebbe aumentare l'autostima delle donne», come del resto suggerito già da alcuni economisti comportamentisti. In altre parole, scrivono gli autori, la presenza in classe di un'alta percentuale di studentesse «potrebbe migliorare la loro autostima, inducendole a scegliere una facoltà più competitiva, che garantisca guadagni maggiori e tipicamente maschile».




Pubblichiamo qui il file audio dell'intervento tenuto in occasione dell'Open Day Faes Milano dello scorso sabato 17 novembre 2012, dalla d.ssa Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra e autrice dei saggi 
"La coppia imperfetta" e "La famiglia imperfetta
sul tema dell'omogeneità, definita dalla relatrice come molto più moderna ed utile oggi di qualche decennio fa.





Segnaliamo la raccolta di articoli provenienti da tutto il mondo e apparsi tra il 2007 e il 2010 e pubblicati sul blog The Boys Education che illustrano con dettaglio e scientificità le peculiarità dell'educazione omogenea.



Iniziamo a pubblicare una serie di articoli, riferimenti, interviste, sul tema dell'omogeneità scolastica (scuole single sex). Tra i sostenitori e tra i fruitori di questa scelta educativa ricordiamo Hilary Clinton, Gwyneth Paltrow, i principi Henry e William, Cate Blanchett, Reese Whiterspoon, Daniel Radcliffe (alias Harry Potter), Alexis Bledel (alias Rory Gilmore di Una mamma per amica) e Caroll Gilligan. Hanno frequentato inoltre The Willows Academy (Chicago,USA) istituto femminile che si ispira ai medesimi principi delle scuole Faes Condoleeza Rice, Selena Gomez e Marissa Mayer 

Nel mondo le scuole monogenere, sia statali sia non statali, sono più di 210.000 con oltre 40 milioni di alunni. Nel Regno Unito superano le 1100 unità (e 9 di loro si sono posizionate ai primi 10 posti nella classifica britannica relativa a rendimento e soddisfazione. Sono l'80% delle top 100 scuole britanniche), sono più di 2000 negli Stati Uniti, sono circa 200 in Germania, quasi 250 in Francia, più di 400 in Giappone e 1500 in Australia.  


Questa la voce di Wikipedia sul tema

  • Vi proponiamo un articolo di Repubblicadatato 28 marzo 2004, del quale segnaliamo come già 8 anni fa l'interesse per le classi omogenee stesse crescendo nel mondo. Trovate qui sotto l'articolo o potete leggerlo direttamente dalla fonte cliccando QUI.
Appena pubblicato (lo trovate in coda) questo endorsement di due senatrici USA (una repubblicana e una democratica) a favore delle scuole single sex


Classi unisex a scuola? Promosse 

(28 marzo 2004)

ROMA - Classi miste? No grazie: meglio tornare all' istruzione separata, con gli alunni divisi per sesso. Ai primi di marzo, il dipartimento per l' educazione degli Stati Uniti ha annunciato di voler modificare l' applicazione del "Title IX", la norma, varata nel 1972, che proibiva la discriminazione sessuale nei programmi scolastici finanziati con denaro federale. 
Amministrazioni scolastiche e genitori potranno quindi scegliere se organizzare classi miste (la cosiddetta "coeducation") oppure classi "single sex". Mentre lo tsunami della riforma Moratti si prepara ad abbattersi sulla scuola italiana, questa può apparire una provocazione neoconservatrice. Invece, è una proposta sostenuta da persone di ogni colorazione ideologica (la difende, ad esempio, Hillary Clinton), e che si basa su uno tra i risultati più importanti dei recenti progressi delle neuroscienze: le differenze tra uomini e donne cominciano anzitutto dal cervello. A dirlo è ormai una montagna di dati scientifici, che sottolineano differenziazioni sessuali sia a livello di strutture anatomiche sia di funzionamento. E poiché questa diversità sembra determinata in gran parte dagli ormoni, che intervengono già in età prenatale a "virilizzare" o "femminilizzare" il cervello, non stupisce che anche la maturazione delle capacità cognitive avvenga in modi e in tempi diversi, e che questo risulti particolarmente evidente negli anni della pubertà. Sono ormai centinaia le ricerche che dimostrano che gli stili e i ritmi di apprendimento di ragazzi e ragazze sono molto distanti tra loro: non migliori o peggiori, semplicemente diversi. 
Di conseguenza, un insegnamento che li tratti come se fossero identici, utilizzando la stessa strategia didattica e pretendendo lo stesso tipo di rendimento, va a svantaggio di entrambi. Attenzione: l' idea non è affatto di impartire un' educazione diversa nei contenuti a seconda del sesso, alle ragazze ago e padella e ai ragazzi martello e chiave inglese. è, anzi, l' esatto contrario, poiché l' obiettivo non è di seguire fantomatiche "propensioni innate" verso una materia piuttosto che un' altra, ma di potenziare al massimo le capacità individuali in ogni campo, rispettandone le peculiarità, perché ragazzi e ragazze possano sviluppare al meglio le loro risorse a trecentosessanta gradi. Numerosi studi, inoltre, indicano che le classi miste, anziché eliminare le discriminazioni sessuali, le rafforzano, perché l' insicurezza tipica dei giovanissimi li spinge a uniformarsi maggiormente ai ruoli sociali tradizionali, sia nel comportamento che nella scelta delle materie. 
I vantaggi, quindi, non riguardano solo la prestazione scolastica, ma lo sviluppo dell' intera personalità. Secondo le ricerche, nelle classi "single sex", le ragazze si interessano più facilmente alle materie scientifiche, che scelgono quindi più spesso come carriera professionale nella vita, mostrano una maggiore stima di sé e sono più disponibili al dibattito e al contraddittorio. Ma se le femmine sembrano favorite dalle classi separate soprattutto sotto il profilo dei comportamenti, dal punto di vista strettamente scolastico i più danneggiati dall' educazione mista appaiono i maschi. Che sviluppano più tardi e più lentamente in settori come le abilità linguistiche, che invece sono privilegiate dalla scuola, apprendono più facilmente se lo stile di insegnamento è dinamico anziché libresco, e risentono dell' onnipresenza femminile nel corpo insegnante, che nega loro modelli dello stesso sesso con cui identificarsi. Nel confronto con le coetanee più diligenti e mature non reggono il ritmo, per cui diventano disattenti e svogliati, e spesso restano indietro. Non è un caso, dicono gli esperti, se nelle scuole superiori gran parte della dispersione scolastica riguarda i ragazzi.
CLAUDIA DI GIORGIO




  • Il secondo contributo che presentiamo è un estratto dell'articolo apparso nel medesimo anno, 2004, sulla rivista Mente & Cervello e leggibile per intero qui.
E' giusto separare ragazzi e ragazze per rispettarne le differenze di sviluppo cognitivo? Il dibattito intorno alle classi single sex è acceso, e genera inedite alleanze tra progressisti e conservatori.


Il ragionamento è semplice: se, come sembrano indicare molte recenti ricerche, il cervello ha un sesso, e uomini e donne hanno uno sviluppo cognitivo e uno stile di apprendimento differenti, non sarebbe più giusto e più efficace educarli in modi diversi? Magari ritornando alle vecchie classi separate, maschi di qua e femmine di là? Intorno a questa ipotesi negli Stati Uniti c'è da tempo una vivace polemica, che genera inedite alleanze tra conservatori - come lo stesso presidente Bush, o come l'avvocatessa Rosemary Salomone, che invoca scuole pubbliche single sex - e liberal, come Hillary Rodham Clinton o la ricercatrice femminista Carol Gilligan, per cui la separazione a scuola è "lo strumento migliore per crescere ragazze creative e capaci di assumersi rischi".



  • Questo testo invece,apparso su un sito altoatesino, fa riferimento ad un articolo di Panorama pubblicato 4 anni dopo nel 2008
E l’anno prossimo, classi separate
Istruzione. È più che una moda, è una tendenza: tornano le scuole dove maschi e femmine vengono divisi. “Perché il rendimento sale e il bullismo scende”.
Divisi rendono meglio? È questo oggi il nodo al centro delle ricerche pedagogiche. Le classi singlesex, ossia maschi e femmine separati, preparerebbero meglio alla vita, favorirebbero un migliore sviluppo delle capacità, una maggiore autostima, soprattutto rispetterebbero la diversità nei tempi e nei modi dell’apprendimento. Tutti concordi: le femmine ci arrivano prima, i maschi recuperano con il tempo.
Il dibattito, se è meglio scegliere la coeducation o le scuole single-sex, è iniziato in America, dove dagli anni Sessanta le classi sono miste, e tra i favorevoli alla separazione si sono schierati non i soliti conservatori ma una liberale come Hillary Clinton. Scuole separate per esprimere al meglio le proprie peculiarità, come indicano gli studi più recenti, pubblicati quasi quotidianamente dalla stampa inglese negli ultimi tempi. Per esempio, quello della Bristol University sulla situazione in Gran Bretagna afferma che “i maschi con le femmine tendono a nascondersi, a rifugiarsi negli
ultimi banchi, a lasciare alle compagne, molto più brave a scuola, il ruolo di leader. Senza le ragazze ottengono risultati nettamente migliori in lingua inglese”.

In Italia pioniera dell’educazione monogenere è stata la FAES (Famiglia e scuola), associazione di 
genitori e insegnanti, nata a Milano nel 1974, che da più di 30 anni gestisce 14 centri scolastici in sette città italiane, da Milano a Palermo, con 3 mila alunni separati per sesso.
“Le nostre scuole puntano a un’educazione personalizzata, dove al centro c’è l’allievo. E quando arrivano all’università ottengono ottimi risultati” afferma Giuseppe Rustiani, segretario generale, padre di quattro figlie naturalmente iscritte alle scuole FAES (da prima di scegliere questo lavoro).
“Viene valorizzata al meglio la loro sensibilità, l’intuito femminile. Fin dalle elementari l’educazione differenziata è un’esigenza formativa. Ragazzi e ragazze maturano in tempi e modi diversi”.
Nelle scuole FAES per sole donne non si fa il mezzo punto e il ricamo. “I programmi sono gli stessi, maschi e femmine seguono le medesime attività. Da noi si gioca a scacchi, si fa teatro e non ci sono i bidelli. A turno ogni giorno un allievo si occupa della scuola. Vogliamo responsabilizzarli fin da piccoli… Il boom di iscrizioni lo abbiamo avuto negli anni Novanta. Oggi la crescita è costante, anche se dall’esterno veniamo ancora visti come dei diversi. Eppure, i nostri allievi si frequentano fuori della scuola, hanno una vita sociale come gli altri adolescenti. Da noi arriva già la seconda generazione. Uomini e donne che si sono conosciuti grazie al FAES”.
Altro vantaggio del separare maschi e femmine, secondo Rustiani, è quello di annullare quasi del tutto i fenomeni di bullismo. I maschi sono meno aggressivi e violenti se non ci sono le femmine”.

(Terry Marocco da Panorama, 19.06.08, testo lievemente adattato)



Per chi fosse interessato ad approfondire il tema, ecco anche una interessante pagina di Facebook con notizie da tutto il mondo


Dal sito Educemics.com un articolo recente sui vantaggi delle scuole omogenee



It may seem old fashioned, but single-sex education remains the predominant model for most of the world, and there is good reason to believe that this approach has helped much of the industrialized world succeed in education while the U.S. school system continues to falter.
As U.S. public schools slip further into dilapidation and U.S. educational standards continue to wither in the face of postponed reform, more parents are considering the benefits of private education, wherein student sex separation is commonplace.
In particular, boarding schools have seen a remarkable resurgence in popularity over the last decade or so, and students attending are scoring higher and going farther.
Six of the greatest benefits to such single sex boarding schools you’re unlikely to see in co-ed academic models include:
PRO-ACTIVE AND SELF-MOTIVATED STUDENTS
Studies have consistently shown that both boys and girls perform better at tests and are more willing to participate when separated by sex. This can be measurable almost immediately, with one particular experiment in 1995 showing that after 100 middle schoolers were divided by sex, students began to almost instantaneously achieve more, speak up more, and display more confidence.
GENDER SPECIFIC LEARNING TECHNIQUES
Boys and girls learn differently from one another. This is especially the case throughout their younger years. Dividing students by sex means that separate more precise academic models can be used for pupils, ensuring that the education is more effective than it’s otherwise be. For parents of students struggling in a co-ed learning environment, this may be the reason why.
THERE’S LESS DRAMA 
The he-said she-said drama of co-ed middle schools and high schools leads to classroom instability and possibly even violence. Simply put, single-sex education models help dissolve the soap operas seemingly inherent with teenage life. While it won’t eliminate every instant of classroom rambunctiousness, it will reduce their rate of occurrence.
GREATER EXTRACURRICULAR ACTIVITY INVOLVEMENT
Boarding school life leaves very little opportunity to engage in activities outside of the confines of the campus. This in turn encourages more students to participate in sports, join clubs, and pursue other extracurriculars they may have otherwise skipped in favor of cruising the mall parking lot for girls or sneaking out to meet the boys at the movies.  Participation in these extracurricular activities, in turn, make students more enticing college applicants and more likely to receive scholarships.
OBSTACLES ARE EASIER TO IDENTIFY
Take a lesson from the success of boys boarding schools such as the Army and Navy Academy which have been in operation for over a century. When students are under the complete supervision of staff and educators, underlining obstacles keeping them from academic success can be easier to identify. This is not the case in situations where educators have only a few hours a day to work with a student.
STUDENTS ARE BETTER PREPARED FOR COLLEGE
The academic model of boarding schools is almost perfectly in-sync with that of college dorm life. By having your child attend a boarding school, you are preparing him or her for a university environment. In addition, the emphasis on leadership, trust, and teamwork is sure to provide a foundation on which a successful life can be built.
Single-sex boarding schools are not the cold-hearted institutions we’re familiar with thanks to Dickens and other 19th century fiction writers. While seemingly outdated, such academic institutions may have been right about their instructional methods all along, and they could be a great answer to the continuing struggle U.S. education is facing.


Uno studio recente di NCGS (National Coalition of Girls' Schools)

sui risultati ottenuti dalle scuole omogenee negli USA




This article reprinted with permission from NCGS.Here are few paragraphs on what I’ve learned about girls’ schools after having taught in two for a total of eighteen years. The first was a Roman Catholic day school in the Midwest, and I am currently teaching in an east coast boarding/day school.
First, I have learned that girls’ schools have evolved significantly in their culture from the days when they were extremely strict and were really more like a cross between a nunnery and a prison. I have heard many horror stories about sisters makinggirls kneel on the sidewalk to check skirt length before they could enter school. Clearly, at one time, propriety was enforced ferociously perhaps out of fear students might follow the garden path to an unwanted pregnancy. While we have strict rules about things like signing in and out of dorms, students today have a lot of freedom to be off campus, and they typically don’t feel like they are being scrutinized for the least misbehavior or for a slightly risqué outfit. For some years now, girls’ schools have decidedly not been the smothering, oppressive institutions of yesteryear. Students now have many opportunities to meet boys if they so choose. There are dances they can attend at various neighboring schools almost every other weekend.
Second, the primary virtue of single sex schools is that they offer every student an opportunity to explore his or her gifts and leadership potential sheltered to some extent from the pressure to perform for the opposite sex. Problems related to possible sexist teaching practices are virtually eliminated. A homely or awkward student can find an equal opportunity at our school to grow, learn and show what she can do. I have witnessed many girls who were marginalized and alienated in coed schools for one reason or another come to ours and feel immediately liberated to find and develop their abilities.
Third, a cooperative learning environment is much more likely to predominate in asingle sex school precisely because it is clear that individuals are responsible and free to learn without being boxed in by sexual stereotypes. Girls can pursue science. Boys can pursue the arts. Talent can flow more naturally to those subjects in which it will be best expressed.
Fourth, Girls form friendships that last a lifetime. This is a commonplace of single sex education but striking in the larger cultural context of a society that militates against close and lasting bonds.
Fifth, It has to be good for girls to experience at least one community in which girls and women run the show and participate in all its functions.
Sixth, I don't have any evidence for this claim, but judging from how our students typically get into their first choice colleges, I think admissions committees in colleges look favorably upon candidates coming from single sex schools.
Seventh, Again the following is an anecdotal claim based upon my own experience. It is easier to teach in a single sex environment because the teacher is faced generally with one type of psychology. Girls and boys really do differ in a general way in their learning styles. Mixing the students is a greater challenge to the teacher's skill, time and patience. Reducing that stress opens the possibility that the teacher will use more of his or her energy planning and teaching imaginatively.
Eighth, Girls at our school are encouraged to take risks, to step up and step out as leaders or at least as explorers of their own potentials. Here they don't have to fight a cultural pressure to be "nice" and passive. Here the culture is quite the opposite: give it a try and show what you can do, and if you fail, don't worry try again.

Additional Recent Data

UCLA Study Shows Girls Schools Have Edge

3/25/2009
The findings, analyzed by UCLA's Dr. Linda J. Sax and her colleagues, draws on the large database housed at UCLA's Higher Education Research Institute. Descriptive comparisons as well as statistical analyses compares the achievements, aspirations, and behaviors of 6,552 graduates of 225 independent girls' schools, and 14,684 of their peers from 1,169 coeducational high schools (public, independent, and parochial).
According to the UCLA report, which was commissioned by the National Coalition of Girls' Schools, girls' school graduates consistently assess their abilities, self-confidence, engagement and ambition as either above average or in the top 10 percent. Compared to their coed peers, they have more confidence in their mathematics and computer abilities and study longer hours. They are more likely to pursue careers in engineering, engage in political discussions, keep current with political affairs, and see college as a stepping stone to graduate school.
The new data from UCLA's nationwide study of women entering their first year of college reveals girls' school alumnae assess themselves stronger across the academic disciplines. Statistically significant are the following findings:
Ten percent more girls' school graduates rate their confidence in math and computer abilities high at the start of college compared to their peers from coed schools. That is, 47.7 percent of women entering college from single-sex schools feel well-prepared in math, as compared to 36.6 percent from coed schools. A similar gap turned up when comparing computer skills: 35.8 percent of girls' school graduates report self-confidence versus 25.9 percent of their coed peers.
Girls' school graduates are three times more likely than their coed peers to consider pursuing a career in engineering; or 4.4 percent compared to 1.4 percent.
More than 80 percent of girls' school graduates consider their academic performance highly successful compared to 75 percent of women from coed schools. On the intellectual front, 60 percent of women from girls' schools report self-confidence, compared to 54 percent from coed schools.
Nearly half of all women graduating from single-sex schools (or 44.6 percent) rate their public speaking ability high, compared to 38.5 percent of women graduates of coed schools. A similar differential exists for writing abilities: 64.2 percent girls' school graduates assess their writing as high, compared to 58.8 percent women graduates of coed schools.
Women graduates of single-sex independent schools spend more time studyingor doing homework, talking with teachers outside of class, tutoring peers, and studying with others. Indeed, 53 percent of independent girls' school graduates study with other students, compared with 45 percent of their coed peers, and 63 percent spend 11 plus hours a week studying or doing homework compared with 42 percent of the coeds. And 37 percent of girls' school alumnae spend 3 or more hours a week talking with teachers, compared to 30 percent among women from coed schools.
More girls' school graduates consider college a stepping stone to graduate school (71 percent versus 66 percent from coed schools) and 45 percent of women from single-sex schools (compared to 41 percent of their coed peers) choose a college in part for its record of alumnae gaining admission to graduate school.
Political engagement thrives in single-sex schools: 57.9 percent of girls' school graduates compared to 47.7 percent of their coed peers report they are more likely to keep current with the political scene and have political discussions in class.
As the UCLA study points out, girls' schools graduates rate themselves more successful and engaged in precisely those areas in which male students have historically surpassed them - mathematics, computers, engineering, and politics. The findings may undermine opponents of girls' schools, who argue that single-sex education accentuates sex-based stereotypes and widens the gender gap.
Since the early 1990s, NCGS, a national girls' school advocacy group, has worked to document the value of girls' schools. Since the shift in title IX in 2006, 94 new single sex schools have been formed in the US. Two-thirds of them are girls' schools. "Single-gender education represents a valuable opportunity. It has well-documented results in terms of benefits and successful outcomes independent of high school variables. Our nation's girls are a national resource and they deserve the best we can offer them." said Meg Milne Moulton, Executive Director of NCGS.


Torniamo indietro ancora di qualche anno (2009) con questo articolo di Giacomo Zagrando apparso su Il Sussidiario, rivista on line, che illustra il tema delle scuole omogenee. 


Anche il Corriere della Sera si è occupato del tema: ecco un articolo di Anna Chiara Secchi del 2010


NELLA SCUOLA SI RISCOPRE LA DIFFERENZA DI GENERE.

Maschi e femmine, classi separate
Le ragazze tra loro studiano meglio

Nel mondo 40 milioni di alunni in 210 mila istituti vanno in aula divisi per sesso. I successi in Gran Bretagna

Una classe mista dei nostri giorni
Una classe mista dei nostri giorni
Il compagno di banco può essere un peso. Se è maschio. Perché si distrae, crea confusione, cata­lizza l’attenzione del professore. «È dimostrato che nelle classi di sole ragazze il livello di apprendi­mento è migliore», spiega Giuseppe Zanniello, ordi­nario di Didattica e pedagogia speciale a Palermo. È quel che confermano anche altre ricerche e altre esperienze: dai college della borghesia inglese, ai quartieri ghetto delle metropoli americane. Così, do­po trent’anni in cui nessuno ha messo in discussione il principio delle classi miste, molte scuole stanno ri­lanciando la separazione: femmine in un’aula, ma­schi in un’altra. E per socializzare? Ci sono gli amici, le feste e lo sport. Ma fuori da scuola, dove invece «bisogna studiare» e la carica ormonal-caciarona dei maschietti pare non faccia affatto bene. «Né alle fem­minucce, né agli stessi ragazzi». In Italia, i pasdaran delle «classi omogenee» sono ancora pochi. Ma de­terminati: respingono ogni accusa di sessismo e ri­vendicano il loro modello. Con orgoglio. E con qual­che argomentazione pedagogica che forse vale la pe­na ascoltare
Educazione omogenea 
Sono più di 210 mila le scuole che, in tutto il mon­do, educano oltre 40 milioni di bambini secondo i principi delle differenze di genere. Si chiamano sin­gle sex school e, anno dopo anno, stanno minando il dogma della «coeducazione», quel traguardo che, dalla fine degli anni Sessanta, sembrava aver messo la parola fine a ogni discussione sulla pedagogia ap­plicata ai sessi. La tesi che sta alla base del progetto: maschi e fem­mine sono talmente diversi fisicamente e psicologica­mente che sarebbe un errore pretendere che possano fare le stesse cose (per esempio imparare a scrivere) alla stessa età. Meglio tenerli separati. «L’obiettivo — hanno spiegato pedagogisti, psicologi e presidi durante l’ultimo Congresso dell'European Associa­tion Single-Sex Education (Easse), lo scorso 24 aprile a Roma — sono le pari opportunità». Per tutti. Per­ché «se da una parte la presenza maschile limita la leadership femminile, dall’altra i ragazzi sono svan­taggiati dal più rapido sviluppo delle compagne».
Discriminazioni e valutazione 
Della serie: fai confusione, urla, comportati male e vedrai che conquisti il professore. Sembra un para­dosso, ma gli studi presentati lo scorso mese a Roma evidenziano come gli insegnanti diano più retta — non fosse altro che per tenerli a bada — agli alunni maschi e tendano a favorirli nei voti. Risultato: le ra­gazze sono trascurate e meno apprezzate. E in più «si perdono» nel cercare di farsi accettare dai compagni, entrando anche in conflitto con le coetanee. «Nelle classi omogenee, invece — analizza Klement Pola­cek, docente emerito della Pontificia università Sale­siana di Roma — non solo raggiungono performan­ce migliori, ma emergono nelle materie tecnico scien­tifiche, a loro solitamente precluse per colpa di uno stereotipo di genere». Anche i ragazzi ne «escono be­ne »: senza la concorrenza femminile, subiscono me­no il gender gap, la differenza di apprendimento.
La rincorsa italiana 
Classi omogenee, un possibile modello educativo. I primi ad applicarlo sono stati gli inglesi: nel Regno Unito le single sex school sono 1.092, di cui 416 stata­li. I risultati, ottimi: tra i dieci migliori istituti del Pae­se, solo uno è misto. Berlino conta 180 scuole pubbli­che omogenee, la Francia 238, mentre negli ultimi sette anni gli Stati Uniti hanno convertito 540 istituti pubblici da misti a differenziati. E in Italia? Un grup­po di genitori milanesi, riunito nell’associazione Fa­es (Famiglia e scuola), ha fatto nascere dal 1974 a og­gi 14 istituti paritari (3 mila alunni dal nido alle supe­riori) a Napoli, Palermo, Bologna, Roma, Verona, Mi­lano. Le caratteristiche: metodo tutoriale, partecipa­zione dei genitori e, naturalmente, didattica differen­ziata per sessi. «Ma il nostro punto cardine — preci­sa Carmen Pontieri, presidente della Conferenza dei centri Faes — è l’educazione personalizzata di cui l’omogeneità è una conseguenza, non la causa». Le iscrizioni ai centri Faes sono in crescita. «Aumenta l’interesse nei nostri confronti», riconosce la dirigen­te. La stessa Valentina Aprea, presidente della com­missione Cultura alla Camera, al congresso di Roma ha spiegato: «Ogni forma di omologazione riduce la pienezza della persona-donna e della persona-uo­mo. La scuola italiana ha il dovere di fornire una plu­ralità di modalità educative». Un’apertura che lasce­rebbe supporre l’ingresso dell’educazione omogenea nel sistema pubblico. «Ma solo nell’ambito dell’auto­nomia e con il consenso dei genitori — precisa la par­lamentare — e senza leggi ad hoc».
Il caso del Bronx 
Se in Italia le classi differenziate sono un’esclusiva delle scuole paritarie (e dunque a pagamento), negli Stati Uniti diventano sinonimo di riscatto sociale per i ceti poveri. È il caso della Young Women’s leader­ship school di New York, istituto del Bronx nato nel 1996 e frequentato da sole alunne che nel 70 per cen­to dei casi vivono al di sotto della soglia di povertà. «I fondatori — racconta Josep Barnils, ideatore del­l’Easse — si resero conto che le studentesse viveva­no in una realtà dominata dai maschi. Un anno dopo tutte le tensioni erano sparite». Nel 2002 si è iscritto all’università il 96 per cento di quelle giovani del Bronx. A New York la media è del 50 per cento.
I contrari 
Le critiche alla scuola omogenea non mancano: «Si torna indietro di 40 anni»; «Dividere maschi e femmine è frutto di fobia sessista»: «È una forma di discriminazione». Tra gli scettici c’è lo psicologo Ful­vio Scaparro: «Il contatto tra generi è un arricchimen­to: rimanendo separati si perde la relazione con l’al­tro sesso in un’età in cui c’è bisogno di conoscersi e stare vicini. Insomma, in nome di un eventuale pro­fitto 'superlativo', il prezzo da pagare mi sembra troppo alto». Anche la scrittrice (e professoressa) Pa­ola Mastrocola è perplessa: «Sarebbe bello potersi permettere il lusso di riflettere su certe questioni. Ma i problemi della scuola, oggi, sono altri». Scaparro una soluzione — provocatoria — ce l’avrebbe: «Se il contatto tra generi è così pericoloso in classe, allora può esserlo anche sul lavoro. Dividiamo gli uffici: perché a scuola sì e negli altri posti no?».
Annachiara Sacchi 
10 maggio 2009 


Un articolo del 2004 del Corriere della Sera illustra come secondo il punto di vista di Pietropolli Charmet anche il corpo docente omogeneo con la classe sia un elemento da non trascurare (tratto dal blog Boy's Education),
 i vantaggi delle scuole omogenee anche in termini di rendimento e frustrazione.


I NUOVI RAGAZZI

La scuola delle femmine

Gli adolescenti maschi hanno in percentuale meno successo negli studi rispetto alle coetanee. Tra i motivi, le caratteristiche del nostro sistema d' istruzione

L a percentuale di maschi che hanno ripetuto un anno scolastico è del 36%, quella delle femmine del 22%. La percentuale delle femmine che hanno avuto un percorso formativo accidentato è del 39%, quella dei maschi è del 51%. Si tratta di un dato che merita di essere compreso nelle sue cause, al fine di garantire pari opportunità scolastiche ad ambedue le adolescenze, quella maschile e quella femminile. Un elemento importante è la femminilizzazione del corpo docente. Nel ' 90 le insegnanti rappresentavano circa il 65%; nel ' 99 la percentuale è salita a più del 70%. E' possibile ipotizzare che gli adolescenti maschi, soprattutto all' età del biennio delle superiori, siano meno adatti delle coetanee a utilizzare uno stile femminile di apprendimento e modelli di valutazione che possono apparire troppo dipendenti dal parere soggettivo del docente e poco collegati alla competizione virile con i coetanei. Anche la centralità della parola e del linguaggio orale nella trasmissione del sapere scolastico potrebbe favorire le femmine rispetto ai maschi, più orientati nell' adolescenza ad imparare attraverso azioni e operazioni concrete. La scuola italiana, inoltre, a differenza di molti altri Paesi, è centrata sulla importanza del gruppo classe. Al suo interno gli studenti non si sentono più costretti a dissimulare i sentimenti, ma possono utilizzarlo come palcoscenico sul quale esprimere l' informalità del sé adolescenziale e le sue esigenze relazionali. Sono i maschi quelli esposti al rischio d' infrangere la disciplina a favore della comunicazione spiritosa e dello scherno irridente agli adulti. La cultura adolescenziale attuale interpreta l' esperienza scolastica come occasione di scambio affettivo, come ambito in cui sottoscrivere vincoli di gruppo e anche questa esigenza è più avvertita dai maschi che dalle femmine, più orientate all' intimità riflessiva del piccolo gruppo di amiche. Molti adolescenti maschi, inoltre, tollerano male la mortificazione narcisistica che la scuola legittimamente infligge. Le valutazioni negative di inizio anno demotivano profondamente ad identificarsi col ruolo di studente, istigando a privilegiare il ruolo affettivo di adolescente che trova a scuola occasioni propizie per immergersi nelle relazioni con i coetanei, condividendo gli apprendimenti sociali che nascono dal libero confronto fra diverse esperienze. * Docente di psicologia dinamica, psicoterapeuta dell' adolescenza
Pietropolli Charmet Gustavo
Pagina 15
(4 aprile 2004) - Corriere Salute

Endorsement di due senatori USA

A Right to Choose Single-Sex Public Education
October 17 2012, The Wall Street Journal, p. A17.

Copyright 2012 U. S. Senator Kay Bailey Hutchison; reproduced by permission of U. S. Senator Kay Bailey Hutchison

By KAY BAILEY HUTCHISON And BARBARA MIKULSKI

Education proponents across the political spectrum were dismayed by recent attempts to eradicate the single-gender options in public schools in Virginia, West Virginia, Alabama, Mississippi, Maine and Florida. We were particularly troubled at efforts to thwart education choice for American students and their families because it is a cause we have worked hard to advance.

Studies have shown that some students learn better in a single-gender environment, particularly in math and science. But federal regulations used to prevent public schools from offering that option. So in 2001 we joined with then-Sen. Hillary Clinton and Sen. Susan Collins to author legislation that allowed public schools to offer single-sex education. It was an epic bipartisan battle against entrenched bureaucracy, but well worth the fight.

Since our amendment passed, thousands of American children have benefited. Now, though, some civil libertarians are claiming that single-sex public-school programs are discriminatory and thus illegal.

To be clear: The 2001 law did not require that children be educated in single-gender programs or schools. It simply allowed schools and districts to offer the choice of single-sex schools or classrooms, as long as opportunities were equally available to boys and girls. In the vast and growing realm of education research, one central tenet has been confirmed repeatedly: Children learn in different ways. For some, single-sex classrooms make all the difference.

Critics argue that these programs promote harmful gender stereotypes. Ironically, it is exactly these stereotypes that the single-sex programs seek to eradicate.

As studies have confirmed - and as any parent can tell you - negative gender roles are often sharpened in coeducational environments. Boys are more likely, for instance, to buy into the notion that reading isn't masculine when they're surrounded by (and showing off for) girls.

Girls, meanwhile, have made so much progress in educational achievement that women are overrepresented in postgraduate education. But they still lag in the acquisition of bachelor's and graduate degrees in math and the sciences. It has been demonstrated time and again that young girls are more willing to ask and answer questions in classrooms without boys.

A 2008 Department of Education study found that "both principals and teachers believed that the main benefits of single-sex schooling are decreasing distractions to learning and improving student achievement." The gender slant - the math-is-for-boys, home-EC-is-for-girls trope - is eliminated.

In a three-year study in the mid-2000s, researchers at Florida's Stetson University compared the performance of single-gender and mixed-gender classes at an elementary school, controlling for the likes of class sizes, demographics and teacher training. When the children took the Florida Comprehensive Assessment Test (which measures achievement in math and literacy, for instance), the results were striking: Only 59% of girls in mixed classes were scored as proficient, while 75% of girls in single-sex ones achieved proficiency. Similarly, 37% of boys in coeducational classes scored proficient, compared with 86% of boys in the all-boys classes.

Booker T. Washington High School in Memphis, Tenn., the winner of the 2011 Race to the Top High School Commencement Challenge, went to a 81.6% graduation rate in 2010 from a graduation rate of 55% in 2007. Among the changes at the school? Implementing all-girls and all-boys freshman academies.

In Dallas, the all-boys Barack Obama Leadership Academy opened its doors last year. There is every reason to believe it will follow the success of the first all-girls public school, Irma Rangel Young Women's Leadership School, which started in 2004. Irma Rangel, which has been a Texas Education Agency Exemplary School since 2006, also took sixth place at the Dallas Independent School District's 30th Annual Mathematics Olympiad that year.

No one is arguing that single-sex education is the best option for every student. But it is preferable for some students and families, and no one has the right to deny them an option that may work best for a particular child. Attempts to eliminate single-sex education are equivalent to taking away students' and parents' choice about one of the most fundamentally important aspects of childhood and future indicators of success - a child's education.

America once dominated educational attainment among developed countries, but we have fallen disastrously in international rankings. As we seek ways to offer the best education for all our children, in ways that are better tailored to their needs, it seems not just counterproductive but damaging to reduce the options. single-sex education in public schools will continue to be a voluntary choice for students and their families. To limit or eliminate single-sex education is irresponsible. To take single-sex education away from students who stand to benefit is unforgivable.

Ms. Hutchison, a Republican, is the senior senator from Texas. Ms. Mikulski, a Democrat, is the senior senator from Maryland.

Click here to read the article on the Wall Street Journal's web site (subscription required)

Click here to return to the NASSPE web site

Nei prossimi giorni pubblicheremo altri estratti per proseguire nell'illustrazione dei fondamenti di questa scelta educativa. Restate connessi con noi se volete saperne di più.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.