martedì 30 luglio 2013

Procedono spediti i lavori in via Amadeo


Continua la corsa contro il tempo degli operai per la ristrutturazione dell'edificio di via Amadeo che ospiterà le alunne della Monforte dall'anno scolastico 2013/14, così come per la preparazione della nuova sede Argonne in via Zanoia.

I lavori, che saranno in gran parte ultimati per l'inizio dell'anno scolastico, procedono a grandi passi con ad ogni piano un cantiere differente.

Il progetto prevede una spiccata sensibilità all'ecosostenibilità grazie ad un sistema geotermico che sfrutta il riscaldamento della falda acquifera della terra.

Un progetto all'avanguardia all'insegna della sicurezza e del futuro che prevede tra le altre cose:
- un completo cablaggio della struttura (con copertura wifi dell'intero edificio);
- lavagne interattive con sistemi di videoproiezione e lavagne tradizionali a seconda delle necessità;
- dotazione di un armadietto personale per ogni alunno, dalla primaria ai licei;
- banchi appositamente ristudiati con una linea ergonomica;
- laboratori per ogni attività ed esigenza didattica;
- una sala multimediale;
- una sala proiezioni;
- nella sede di via Amadeo inoltre sarà a disposizione un teatro da 300 posti per le attività extrascolastiche

Come si dice in questi casi... "stiamo lavorando per voi"!

Sempre connessi, anche in spiaggia? Meglio disintossicarsi!

In vacanza non staccano mai la spina. Succede a un numero sempre più nutrito di connazionali. Grazie agli smartphone, da cui non riescono a separarsi, due italiani su tre, tra 20 e 40 anni, restano connessi ai social network anche sotto l’ombrellone o sui sentieri di montagna, pregiudicando così la possibilità di sfruttare appieno l’efficacia dello stacco estivo. 

Lo conferma uno studio dell'università canadese Ryerson University, uscito su Annal of Tourism Research, che rivela che il numero dei vacanzieri "malati" di smartphone è addirittura triplicato negli ultimi anni. Secondo tale ricerca, a casa si passa circa il 25% del proprio tempo su Internet, mentre in vacanza questa percentuale sale al 40. Per controllare il meteo, per prenotare un ristorante per leggere un quotidiano, ma soprattutto per non abbandonare i social network e i propri "amici" connessi. Infatti non è solo la "pura dipendenza" da social network a impedire di interrompere i contatti. Gioca la sua parte anche il timore di non fare più parte del gruppo, che ci dà una sensazione d’identità, di appartenenza, di sicurezza. È come se da soli non sapessimo valutare e apprezzare il nostro vissuto: per avere conferme, abbiamo continuamente bisogno di condividerlo su Fb o Twitter.
Sta diventando dunque un problema. Le nostre giornate durante tutto l'anno sono"intossicate" dalla tecnologia, sfruttandola per lavoro, per giocare, per stare in contatto con gli altri. In vacanza dovremmo provare a cogliere l'opportunità di connetterci con la realtà vera, vivendo più intensamente gli incontri, dedicandoci alla lettura, avvicinandoci alla natura. 
Ovviamente oggi è impossibile pensare di vivere senza tecnologia, quanto meno dovremmo pensare a non farci ingabbiare da essa, soprattutto in vacanza dove la mente può venire rigenerata e imparare a cogliere le novità offerte!
Take a break, have a non-social day this summer!

lunedì 29 luglio 2013

Programmazione Estiva


Siete abituati a leggerci lunedì mercoledì e venerdì, è vero ma oggi niente post. 
Infatti da questa settimana parte "l'orario estivo" che speriamo sia meno difficoltoso di quello proposto da ATM!
Da questa settimana fino a fine Agosto andremo in onda Martedì e Sabato.
Stay tuned!

venerdì 26 luglio 2013

50 letture per l'estate!

Alessandro D'Avenia,  direttamente dal suo blog, ci regala alcuni "tweet-consigli" sulle letture per le vacanze estive.
Non è la mia lista di libri preferiti (anche se alcuni lo sono), ma solo qualche consiglio di lettura per chi è a caccia di titoli. Uno scaffale estivo da cui prendere qualcosa. I consigli sono nati su twitter, per questo i commenti non superano i 140 caratteri. La segnalazione dell’età è puramente indicativa e opinabile. Alcune letture sono indirizzate ai prof.
Buone vacanze e buone letture.
50. ‪#Booktweet‬: J.Giono, L’uomo che piantava gli alberi. Un brevissimo apologo su chi è l’uomo (consiglio la versione con cortometraggio e voce narrante di Servillo). Universale. 16+
49. ‪#Booktweet‬: A.Agassi, Open. Biografia di un tennista fortissimo, per colpa del padre. Lacerante. 14+
48. ‪#Booktweet‬: F.Tuena, Ultimo parallelo. La avventurosa, drammatica, inutile conquista del Polo da parte degli Inglesi nel 1912. Epico. 16+
47. ‪#Booktweet‬: Rampin-Monduzzi, Come non farsi bocciare a scuola. Consigli a studenti, genitori, insegnanti. Spassoso. 14+
46. ‪#Booktweet‬: I.McEwan, Bambini nel tempo. E se un padre perdesse sua figlia mentre è al supermercato con lei. Liberatorio. 18+
45. ‪#Booktweet‬: R.Harris, Imperium. Primo di due romanzi con Cicerone protagonista politico di una Roma assetata di potere. Documentato. 16+
44. ‪#Booktweet‬: Y.Grevet, Méto. Trilogia poco conosciuta ma sorprendente. Ragazzi in fuga da un’isola deserta, da una scuola tirannica. Distopico. 15+
43. ‪#Booktweet‬: J.Williams, Stoner. La straordinaria vita di un uomo ordinario e così simile a ciascuno di noi. Umano troppo umano. 18+
42. ‪#Booktweet‬: J.Ford, Il gusto proibito dello zenzero. Non esistono ghetti, muri, frontiere per un amore vero. Coraggioso. 14+
41. ‪#Booktweet‬: R.Bradbury, 100 racconti. Fantascienza? No, molto di più. Vero. 16+
40. ‪#Booktweet‬: R.Buyea, Il maestro nuovo. Per capire i bambini delle elementari e come guardano il mondo. A più voci. Per maestri e genitori. 12+
39. ‪#Booktweet‬: N.Lecca, La piramide del caffè. La speranza di un orfano che trova lavoro a Londra. Luminoso. 15+
38. ‪#Booktweet‬: B.Smith, Un albero cresce a Brooklyn. La fragile e forte vita di una bambina in una Brooklyn di primo Novecento. Lirico. 16+
37. ‪#Booktweet‬: K-S.Shin, Prenditi cura di lei. Quello che non vediamo delle persone che amiamo di più. Materno. 17+
36. ‪#Booktweet‬: J.Otsuka, Venivamo tutte per mare. Il dolore di una donna è sempre dolore di tutte le donne. Corale. 17+
35. ‪#Booktweet‬: A.Finkielkraut, Un cuore intelligente. Senza letteratura non si diventa se stessi. Dissetante. Per Prof.
34. ‪#Booktweet‬: G.Steiner, Vere presenze. Se l’arte non ci cambia la vita la colpa è nostra. Magistrale. Per Prof
33. ‪#Booktweet‬: C.Melazzini, Insegnare al principe di Danimarca. Docenti in trincea in quartieri apparentemente impossibili. Ruvido. Per Prof
32. ‪#Booktweet‬: F.Cheng, Cinque meditazioni sulla bellezza. Il mondo lo salverà la bellezza. Giusto per saperlo. Abbagliante. Per Prof
31. #Booktweet‬: Benasayag – Schmit, L’epoca delle passioni tristi. Perché le risorse creative dei ragazzi sono spente? Necessario. Per Prof
30. ‪#Booktweet‬: P.K.Dick, Rapporto di minoranza e altri racconti. 5 racconti che hanno ispirato il cinema: da Blade Runner a Matrix. Visionario. 15+
29. ‪#Booktweet‬: I.Calvino, Le città invisibili. Le città sono donne: da corteggiare, scoprire, amare o temere. Levigato. 17+
28. ‪#Booktweet‬: J.London, La strada. Diario di un scrittore vagabondo a 15 anni, senza mezzi termini. Polveroso. 17+
27. ‪#Booktweet‬: C.Pavese, Il mestiere di vivere. La vita interiore di uno scrittore sincero nel suo diario. Essenziale. 17+
26. ‪#Booktweet‬: P.Salinas, La voce a te dovuta. Quello che c’è da sapere sull’amore, in versi. Luminoso. 16+
25. ‪#Booktweet‬: L.Tolstoj, La Sonata a Kreutzer. A quale follia può portare la musica. E la gelosia? Tormentoso. 16+
24. ‪#Booktweet‬: P.Süskind, Il profumo. Il più grande profumiere della storia inventa il profumo dell’Uomo. Inquietante. 16+
23. ‪#Booktweet‬: L.Perutz, Il cavaliere svedese. Un ladro ruba l’identità a un cavaliere… ad un prezzo altissimo. Magico. 16+
22. ‪#Booktweet‬: P.Maurensig, La variante di Lüneburg. Può una mossa di scacchi essere questione di vita o di morte? Intrigante. 15+
21. ‪#Booktweet‬: I.Asimov, Tutti i miei robot. Riscoprire ciò che è umano attraverso ciò che non lo è. Antologico. 15+
20. ‪#Booktweet‬: J.Giono, L’ussaro sul tetto. Un giovane tra amore, peste e guerra cerca una impossibile salvezza. Incalzante. 16+
19. ‪#Booktweet‬: Jordi Sierra i Fabra, Kafka e la bambola viaggiatrice. Kafka cantastorie per una bimba in lutto. Inaspettato. 14+
18. ‪#Booktweet‬: W.Golding, Il Signore delle Mosche. Un gruppo di ragazzi su un’isola si salva dalla guerra. O la comincia. Primordiale.15+
17. ‪#Booktweet‬: B.Fenoglio, Una questione privata. Un amore possibile o impossibile nella Resistenza. Cavalleresco. 16+
16. ‪#Booktweet: Jung Chang, Cigni selvatici. Storia di tre donne (nonna, madre e figlia) nella Cina del XX secolo. Epico. 17+
15. ‪#Booktweet‬: A.Gorz, Lettera a D. La lettera d’amore che ogni donna vorrebbe ricevere. Testamentario. 17+
14. ‪#Booktweet‬: E.Hillesum, Diario. Una donna trasforma il lager nella sua libertà. Curativo. 17+
13. ‪#Booktweet‬: R.M.Rilke, Lettere a un giovane poeta. Un poeta scrive ad un ragazzo come trovare la propria vocazione. Sussurrato. 16+
12. ‪#Booktweet‬: E.E.Schmitt, La parte dell’altro. Se Hitler non fosse stato bocciato all’esame dell’Accademia di Belle Arti? Biforcuto. 16+
11. ‪#Booktweet‬: O.Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Scoprire l’identità attraverso le sue follie. Eccentrico. 17+
10. #Booktweet: C.McCarthy, Sunset Limited. Perché uno che si vuole buttare sotto un treno cambia idea? Folgorante. 17+
9. #Booktweet: F.Kafka, Metamorfosi. Chi non si è sentito uno scarafaggio almeno una volta nella vita? Angosciante. 17+
8. #Booktweet: R.Gary, La vita davanti a sé. La cruda e comica infanzia di un ragazzino figlio di nessuno e di tutti. Agrodolce. 17+
7. #Booktweet: C.Potok, Il mio nome è Asher Lev. E se la tua famiglia si opponesse al tuo talento di artista? Coraggioso. 16+
6. #Booktweet: V.Swarup, Le dodici domande. Un ragazzino ha le risposte giuste perché la sua vita è la risposta. Avventuroso. 14+
‎5. #Booktweet: C.McCarthy, La strada. Se finisse il mondo, un padre e un figlio si basterebbero? Bruciante. 17+
‎4. #Booktweet: R.Bradbury, Fahrenheit 451. In un mondo in cui i libri vengono bruciati, gli uomini diventano libri. Profetico. 16+
‎3. #Booktweet: C.S.Lewis, Le lettere di Berlicche. Quando il diavolo dà consigli su come far dannare un’anima. Luciferino. 16+
‎2. #Booktweet: F.Dostoevskij, Le notti bianche. Sognare un amore è meno doloroso che viverlo, ma viverlo è un sogno. Sognante. 15+
‎1. #Booktweet: D.Grossman, Qualcuno con cui correre. Se ci riuscite, provate a stare dietro ai due ragazzi protagonisti. Galoppante. 14+

mercoledì 24 luglio 2013

Milano citta d'arte: estate ad ingresso gratuito in tutti i musei civici


Ottima notizia per milanesi, turisti e transitanti per il capoluogo lombardo. 
La città di Milano rivela il suo volto artistico, spesso non evidente a tutti, con “Estate al museo”, da venerdì 19 luglio, fino a domenica 8 settembre 2013, importante iniziativa, nata dalla collaborazione tra il Comune di Milano ed Eni, di promozione e valorizzazione del patrimonio artistico cittadino fondata sul principio della “cultura aperta a tutti”.

Durante i mesi estivi, quindi, milanesi e turisti potranno visitare gratuitamente la rete dei musei civici milanesi: dal Museo del Novecento, al Museo Archeologico, passando per il Museo del Risorgimento, il Museo di Storia naturale, i Musei del Castello Sforzesco (Museo d’Arte antica, Pinacoteca, Museo delle Arti decorative, Museo degli strumenti musicali, Raccolte extraeuropee, Museo egizio, Raccolte archeologiche preistoria e protostoria), che si aggiungono all’Acquario civico, alla Galleria d’Arte Moderna e al Palazzo Morando, già accessibili gratuitamente. 


Un’offerta vasta ed interessante insomma, per permettere agli stessi cittadini di riscoprire il potenziale internazionale di una città che non dorme mai, e anche a coloro che si trovano a Milano per altre ragioni, di vederla con occhi nettamente diversi.
“Quest’estate Milano, grazie a Eni, è in grado di offrire gratuitamente tutta l’arte e la bellezza racchiusa nei suoi musei a milanesi, turisti, visitatori italiani e stranieri – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno -. Chi ha già visitato alcune collezioni potrà riscoprire lo straordinario patrimonio artistico comunale e potrà conoscerne altre; per tutti gli altri sarà un’occasione speciale per conoscere quella ‘Milano città d’arte’ che è ancora segreta per molti e che aspetta solo di essere conosciuta e svelata”.

lunedì 22 luglio 2013

Engagement attraverso i social media, social network? Si può, eccome!!

Chiara Pugni, ex studentessa del Faes Monforte alle prese con la tesi di laurea in psicologia del marketing, torna a parlare di social network e social media.


Cosa possono offrire i nuovi media digitali alle aziende che vogliono creare consumer-brand engagement (CBE) in Rete? Come possono essere sfruttati i nuovi media per creare relazioni durature con il consumatore che portino poi a fedeltà ed engagement?

La natura stessa di social media e social network è quella di creare condivisione, interesse, dialogo, interazione e che quindi non c’è media migliore per il brand che vuole cercare di instaurare relazioni stabili con il consumatore. Inoltre le statistiche mostrano che circa il 75 per cento delle persone è propensa a condividere in Rete, con i propri amici, colleghi e familiari, i contenuti che vengono ritenuti in linea con i propri valori e pensieri. Quindi non solo questi strumenti permettono di costruire una relazione stabile per il solo fatto di avere determinate caratteristiche, ma vengono anche molto apprezzati ed usati da tutto il mondo dei consumatori, che conoscendo il valore aggiuntivo di tali media li sfrutta a pieno. L’attività che porta alla nascita di CBE in Rete non è altro che un particolare word-of-mouth (passaparola) alimentato dalla tecnologia offerta dai nuovi media.

Utilizzando i social media in modo efficace dunque il brand potrà aumentare la sua presenza in Rete e creare una comunità sociale ottimale per farsi conoscere nel mercato e stabilire relazioni forti. Essere “social” attraverso Facebook, YouTube, Twitter, Pinterest e altri siti dovrebbe essere parte della strategia di marketing e comunicazione di ogni azienda che davvero vuole essere competitiva nel presente e nel futuro. Per creare una buona strategia però ci vuole bene attenta pianificazione, è necessario creare contenuti coinvolgenti, mantenere il contatto con i vostri destinatari in maniera regolare e costante, capire su quale social network è meglio essere presenti e in che modo. L’aspetto più importante è sicuramente avere la capacità di creare relazioni con le persone e intrattenere conversazioni con esse. La strategia di comunicazione attraverso i social media deve essere necessariamente indirizzata verso la scoperta di informazioni e la condivisione; ogni interazione che si cerca di creare attraverso i social media ha il potenziale per raggiungere molte persone nuove, ecco un altro motivo per cui essere “social” e fare comunicazione “social” è così importante per un’azienda che vuole essere competitiva. I social media, infatti, contribuiscono a diffondere il messaggio, la personalità del brand e attrarre nuovo pubblico, sia attraverso la comunicazione diretta del brand sia attraverso il passaparola fatto dagli altri utenti della Rete in comunicazione tra di loro.


Le conseguenze della presenza in Rete del brand sono quindi enormi, e tutte contribuiscono a far sviluppare il CBE. Utilizzando i social media in modo coerente infatti il brand potrà essere in gradi di mostrare ai clienti la direzione in cui sta andando il brand, che cosa sta facendo e cosa può fare per loro; dare informazioni in merito alle offerte promozionali, che, se verranno condivise dall’utente, aiuteranno il brand ad ottenere ulteriori potenziali acquirenti; fornire un ottimo servizio clienti, ascoltando e rispondendo a ciò che i clienti hanno da dire sul brand e per il brand; la costruzione di una relazione più profonda attraverso la quale i clienti potranno conoscere e supportare l’azienda e quindi costruire CBE.


venerdì 19 luglio 2013

L'Invalsi 2013 ha superato la prova Facebook e Twitter?


L’11 luglio scorso è stato presentato a Roma il Rapporto Invalsi 2013: come ormai tradizione, l’istituto ha reso noti i risultati dei test che annualmente vengono proposti agli studenti italiani dei diversi cicli scolastici, allo scopo di valutare – con un metro unico sull’intera scala nazionale – i livelli di apprendimento raggiunti. La novità di quest’anno è costituita dalla volontà da parte di Invalsi di indagare attraverso i social network quali opinioni, timori e speranze hanno nutrito gli studenti, le famiglie, gli operatori del settore scolastico verso l’Istituto e verso l’introduzione dei test di valutazione dell’apprendimento. Si tratta di una iniziativa che, oltre a rientrare nel percorso di autovalutazione e accountability che Invalsi ha intrapreso, costituisce un momento di forte sinergia tra la scuola e l’università.

Come Voices from the Blogs (VfB), Wired.it ha indagato le opinioni della Rete in occasione della somministrazione della prova Invalsi agli studenti di terza media, avvenuta il 17 giugno scorso, analizzando circa 38mila testi, provenenti per lo più da Twitter (ma anche dai profili pubblici di Facebook e da blog), postati in tre fasi distinte: nei giorni immediatamente precedenti la prova; nel giorno stesso della prova; nella settimana successiva. Quindi, di Invalsi e su Invalsi in Rete se ne è parlato. E non poco. Il picco, come c’era da attendersi, è avvenuto proprio il 17 giugno.
La distribuzione dei testi postati il giorno dell’esame mostra in particolare come, subito dopo il termine della prova, gli studenti si siano scatenati in commentiscongiuri anatemi – nei quali peraltro si erano cimentati anche nei giorni precedenti – che hanno avuto qualche effetto, a quel che sembra, anche sull’umore complessivo degli italiani in quei giorni. Tanto è vero che l’indice iHappy di Twitter-felicità ha cominciato a peggiorare 24 ore prima dell’esame e ha raggiunto un minimo proprio il 17 giugno, riassorbito nelle 48 successive.
Anche se probabilmente gli esami non sono stati il solo movente di questo deterioramento temporaneo della serenità collettiva (il 17 giugno è stato dopotutto anche un giorno particolarmente afoso, e i meteoropatici non mancano di certo in Italia, anche in Rete), gli elementi di turbamento non sono mancati, trasmigrando dalle preoccupazione dei figli ai genitori, o forse, e più spesso, seguendo il percorso inverso.

Ma quali sono i risultati più interessanti che l’analisi dei commenti in rete ha permesso di identificare? Ne indichiamo quia alcuni:
a) i test sono reputati  difficili (o molto difficili) dalla stragrande maggioranza dei tweet. Ma, mentre al Nord (e in misura ancora maggiore al Centro) la paura passa subito dopo l’esame, nelle regioni meridionali la percezione di difficoltà permane anche nei discorsi dei giorni successivi all’esame. La ragione? Probabilmente è maggiore – al Sud – il timore che i risultati dei test Invalsi pesino negativamente sul voto finale dell’esame di fine ciclo, impedendo di raggiungere le massime valutazioni. Il parere sembra condiviso anche dal commissario straordinario di Invalsi, Paolo Sestito: “forte è il sospetto che a dar fastidio sia qui il fatto che la prova Invalsi contrasta una prassi, più diffusa a Sud che a Nord, di inflazionamento dei voti degli studenti”. E lo conferma l’opinione, la cui incidenza al Sud e quasi doppia rispetto al Centro-Nord, secondo cui le prove Invalsi sono complessivamente un “danno per lo studente”;
b) ai test Invalsi si copia: lo dichiara una larga maggioranza di messaggi. Ma, ahimè, e paradossalmente, l’informazione non sembra essere particolarmente allarmante: i tweet sembrano suggerire che la prova è concepita dagli studenti come un normale esame, nel quale – rivelando un atteggiamento discutibile sul piano etico ma certamente non nuovo – si cerca di eludere la ferrea regola del gioco. Meno scontato, invece, è che diversi commenti ipotizzino che siano gli stessi insegnanti a lasciarsi andare a qualche aiutino fuori programma.
c) gli studenti si sentono impreparati ai test. Ma qui la differenza tra il giorno dell’esame e la settimana seguente è piuttosto rilevante: una volta sostenuto il test, la percentuale di quanti scoprono di essersi sentiti sufficientemente preparati triplica, a testimoniare che forse – nel sentimento di inadeguatezza – c’era anche molta scaramanzia. Lo nota con sollievo anche Paolo Sestito: “Queste variazioni nei giudizi prima e dopo la prova sono in realtà un dato positivo perché testimoniano l’imprevedibilità della prova – che non è una mera ripetizione di esercizi più e più volte eseguiti a scuola e svolti ormai in maniera mnemonica – ed il fatto che ciò nonostante lo studente capace non vi abbia trovato difficoltà, nonostante l’ansia da impreparazione ex ante diffusamente manifestata
In questo senso, la distanza percepita dagli studenti tra i contenuti e le modalità del test e le attività che normalmente vengono svolte in classe costituisce un tema su cui rimane lavoro da fare. Ma per capire davvero le emozioni di fronte all’Invalsi degli studenti italiani all’epoca dei social media, nulla  di meglio che leggere alcuni tweet postati prima, durante e dopo i test…
Prima del test:
C’è chi si arrabbia:  io vado a bruciare il centro Invalsi a Roma
Chi spera: “ma se scriviamo i quesiti delle prove Invalsi il 17 su Twitter ci aiutiamo?
E chi si lamenta: “comprensione di inglese: 3 ore. Invalsi di matematica: 75 minuti. Tell me why
Durante il test:
C’è chi ci prova gusto: “Invalsi di matematica: I’m having fun
Chi è senza speranze: “Adesso scrivi i calcoli che hai fatto per ottenere i risultati. E cosa ti fa pensare che io abbia fatto i calcoli?
E chi fa lo spaccone: “I professori che girano tra i banchi. Che trasgressivi, oh
Dopo il test:
C’è chi si conferma senza speranze: “Un minuto di silenzio per quelli come me che non hanno saputo niente della prova di matematica
Chi ce l’ha fatta perchè bravo…”ma sono l’unica che è riuscita a fare l’esercizio dei pannelli solari senza problemi?
…e chi perchè ha copiato: “Davvero credevano di prenderci in giro scambiando l’ordine delle domande?
e infine non poteva mancare l’innamorato/a: “Io che disegno un cuoricino per caso sulla prima pagina delle invalsi e il prof che mi dice su…

Articolo originale su Wired.it

mercoledì 17 luglio 2013

Social Media o Social Network?

Pubblichiamo oggi un post tratto dal blog Pizzichi di mondo di Chiara Pugni, ex studentessa della Monforte, che ci parla della differenza tra Social Media e Social Network.

Entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire la differenza tra i due termini utilizzando la definizione di Andreas Kaplan e Michael Haenlein presente in un articolo uscito nel 2009: i social media sono “un gruppo di applicazioni basate sul web e costruite sui paradigmi (tecnologici ed ideologici) del web 2.0 che permettono lo scambio e la creazione di contenuti generati dagli utenti.” Altre definizioni ampliano il concetto e affermano che i social media fanno riferimento al concetto di stile Web 2.0 e consistono in attività, pratiche e comportamenti tra le comunità di persone che vanno online per condividere contenuti, informazioni, esperienze e per dialogare tra di loro, con i brand e con le aziende. Dunque i social media sono un modo per condividere contenuti con un vasto pubblico, un veicolo per condividere le informazioni con la nostra community: ciò che rende possibile l’interazione con gli altri. Esistono sei tipologie di social media (Kaplan e Haenlein):
  • -       Blog e microblog (es:Twitter)
  • -       Siti di social networking (es:Facebook)
  • -       Mondi virtuali di gioco (es: World of Warcraft)
  • -       Mondi virtuali sociali (es: SecondLife)
  • -       Progetti collaborativi (es: Wikipedia)
  • -       Content communities (community che condividono materiale multimediale, es:Youtube)

 Secondo Kaplan e Haenlein i social media possono assumere forme differenti e possono essere classificati in base a due macro criteri: la presenza social e ricchezza media e ai processi sociali con i quali sono generati i contenuti.
Oggi, dato che lo scenario è in costante e continua evoluzione, il contesto dei social media è ben raffigurato dalla figura 12 pubblicata dal blogger francese Fred Cavazza.
I social network sono invece “lo strumento attraverso il quale poter condividere e dialogare” (Peretti 2011). La “rete sociale” nasce tra le scienze sociali come concetto teorico usato per descrivere le relazioni tra individui, gruppi e organizzazioni. Più semplicemente i social network rappresentano un reticolo di persone unite tra loro da interessi di varia natura, un ambiente web dove le persone con un interesse o un bisogno comune, si riuniscono per comunicare, incontrarsi e condividere informazioni. Possiamo affermare che i social network sono parte dei social media, sono un loro sottoinsieme. Per la precisione sono uno degli strumenti che l’azienda può utilizzare per attuare una strategia di presenza sui social media. I social network più diffusi nel mondo sono:
  • -       MySpace, il primo social network di successo, nato nel 2003;
  • -       Facebook, 2004, oggi è il più importante fenomeno di tutti i tempi, che ha raggiunto oltre 200 milioni di utenti in meno di un anno;
  • -       Linkedin, lanciato nel 2003 con l’obiettivo di creare un network di professionisti che potessero scambiarsi curriculum e competenze, è oggi un potente strumento di ricerca del lavoro sia da parte di aziende che di candidati.

Semplificando possiamo dire che i social network sono le relazioni sociali di cui si fa parte, la nostra rete di contatti, mentre i social media sono gli strumenti che ci permettono di ampliare tale rete grazie alla condivisione di contenuti. 

lunedì 15 luglio 2013

Smart Future: digitalizzare la scuola con i tablet


In Italia si parla tanto di digitale, di informatica, di nuove tecnologie e di come siamo tutti d’accordo sul fatto che queste debbano al più presto diventare parte integrante dei programmi scolastici.
Purtroppo però per quanto i più giovani – i cosiddetti nativi digitali – dimostrano già buone capacità tecniche nell’utilizzo degli strumenti informatici, genitori e insegnanti spesso non sono al passo e neanche il Governo ha mai pensato di sfruttare in maniera strutturata queste skills tecnologiche all’interno dei luoghi di formazione. L’Agenda Digitale di cui tanto si è parlato infatti, è diventato decreto (a partire dall’anno scolastico 2014-15), ma sono ancora pochi i genitori che si sono avvicinati al mondo dell’editoria 2.0 e che vedono come realmente utile l’iniziativa: basti pensare che ancora il 50% degli italiani non naviga in Internet.
Per provare a colmare questo gap tra digitalizzazione e formazione è nato Smart Future, un progetto internazionale creato dall’azienda sudcoreana Samsung con l’intento di promuovere appunto la digitalizzazione e le sue potenzialità nell’ambito dell’istruzione. Da settembre (con aprifila Lombardia e Lazio) e per i prossimi 3 anni, verranno create in Italia circa 300 classi digitali. L’azienda hi-tech si occuperà prima della formazione dei docenti e poi svilupperà dei programmi digitali di apprendimento che verranno somministrati agli studenti, i quali al fianco dei classici libri e quaderni, avranno a disposizione dispositivi interattivi come e-book e tablet.
Un’operazione di marketing? Può darsi, ma a noi la possibilità di studiare in modo più smart ci piace, e comunque strumenti e contenuti di formazione digitali sono già a disposizione di tutti. 
Speriamo quindi che si inizi ad applicare il digital-learning, dentro e fuori le scuole, così come auspicato anche da organi internazionali come l’Ocse, che in una recente relazione ha messo nero su bianco le lacune del sistema scolastico italiano in tema di digitalizzazione.
Per parafrasare il nostro amato Steve “stay digital, stay foolish”!

venerdì 12 luglio 2013

Vacanze studio all’estero: a che età?


La lunga pausa estiva può diventare una buona occasione per offrire ai propri figli la possibilità di andare a studiare una seconda lingua, di solito l’inglese, sul luogo: non solo Londra, ma anche la campagna inglese, l’Irlanda o, per chi vuole veramente andare lontano, gli Stati Uniti d’America o addirittura l’Australia.
A che età è opportuno che i nostri bambini inizino a viaggiare “da soli”, in gruppi organizzati e per due settimane (quello è il periodo standard) di vacanze studio? Al solito, non esiste una ricetta magica, ma credo che si possa stabilire un’età-soglia, un’età cioè al di sotto della quale non è consigliato mandare i bimbi da soli all’estero: questa età soglia si aggira intorno ai 9-10 anni.
Molto dipende dal bambino che abbiamo intenzione di spedire all’estero, dal suo grado di autonomia(ricordiamo che i bimbi vanno ad alloggiare in una casa e devono essere in grado di gestirsi completamente il guardaroba e la loro igiene personale) e dall’aver già compiuto esperienze fuori casa, lontano da mamma e papà (è stato in vacanza con i nonni per lunghi periodi, è andato qualche volta a dormire da un amichetto?).
Ricordiamo infatti che la vacanza studio è sicuramente un momento prezioso di crescita personale, ma non deve diventare uno shock!

Qui e qui potete trovare le iniziative per i soggiorni all'estero degli studenti Faes!

mercoledì 10 luglio 2013

"Disegna una sedia". Gli scarabocchi dei bambini diventano realtà!


Jack Beveridge e Joshua Lago, due studenti della Kingston University, durante una lezione d’arte tenuta a una classe di bambini di sette e otto anni hanno chiesto semplicemente: “Disegna una sedia”.
Nonostante il tema possa sembrare agli occhi di noi adulti abbastanza banale, i bambini hanno liberato il loro estro, disegnando la sedia dei loro sogni. Come prevedibile, il risultato si è avvicinato più alla fantasia che alla realtà, eppure ciò è stato tutt’altro che un ostacolo per i due studenti, che hanno deciso di usare i disegni come bozzetti per la realizzazione di sedie vere.
Il progetto prende il nome di "Children’s furniture" e ruota intorno all’idea di realizzare dei complementi d’arredo reali partendo dai disegni dei bambini, nel tentativo di esplorare la loro immaginazione e renderla palpabile.
Due dei disegni sono stati già realizzati, ma il progetto dei due artisti è solo agli inizi: staremo a vedere!

lunedì 8 luglio 2013

5 libri, 5 compagni di viaggio per l'estate

Estate, vacanze, letture. Un trinomio inscindibile, perché non c'è nulla di più bello che trascorrere il tempo libero in compagnia di un libro, per divertirsi, sognare, conoscere meglio il mondo... 


Viaggi, sentimenti, avventure, imprevisti: cinque libri che raccontano la vita. Cinque bussole di carta per orientarsi nel fitto e complicato mondo che ci circonda.
Da Buenos Aires, all’Inghilterra, dall’Italia agli Stati Uniti, dalla giungla a Madrid cinque libri che raccontano difficoltà e risorse di chi sta crescendo

Sotto il cielo di Buenos Aires, Daniela Palumbo, Mondadori, 2013
Abruzzo, 1952: da qui parte la storia di Ines e della sua famiglia, alle prese con la scelta della vita, andare o restare? 
Era davvero dura decidere se partire o restare. 
 Ines era combattuta perché c’erano Alberto e i sorrisi timidi che si scambiavano. Quando si mettevano in fila per uscire da scuola, a due a due, Alberto le si affiancava e le prendeva la mano. Erano i più alti della classe e gli toccava l’ultimo posto in fondo, ma loro erano contenti, così nessuno poteva vedere quelle due mani stringersi piano. 
Partire: sembra l’unica possibilità per una vita diversa. E così il viaggio verso una terra lontana, l’Argentina.
In un fitto susseguirsi di lettere tra Italia e Argentina, si svolge anche la storia di Ines, che diventerà grande a Buenos Aires e conoscerà una parola che mai avrebbe immaginato avrebbe fatto parte della sua vita: desaparecidos.
Sparizioni, dittatura, mistero: la ricerca della verità arriverà fino ad oggi e Angela Maria, Ines, Estela, Luna, Pablo sono tutti a conoscenza di un segreto da svelare.
La storia di un viaggio, della vita e il racconto di una delle pagine più oscure della storia argentina. 
Così ne parla Estela Carlotto, presidente delle Nonne di Plaza de Mayo: “Un libro importante, che rafforza la solidarietà e la comprensione tra le Abuelas de Plaza de Mayo e il popolo italiano, da sempre uniti nella ricerca della verità.”

Quindici giorni senza testa, Dave Cousins, San Paolo, 2013
Laurence ha 15 anni. La sua famiglia è decisamente fuori norma: Jay, suo fratello, ha 6 anni e spesso finge di essere un cane dei cartoni. Non sempre è facile gestire questa abitudine. La mamma, da quando il papà è morto, non è più la stessa, certe volte è assente e ha problemi con l’alcol.
Laurence decide di fingersi suo padre per partecipare ad un quiz radiofonico. Vorrebbe vincere per regalare un viaggio alla mamma, lontano dai ricordi, lontano dai problemi.
Non finisce qui. Una notte la mamma sparisce di casa e Laurence  si trova a dover prendersi cura di Jay, indagare su dove la mamma sia finita, tenere nascosto tutta la faccenda, in modo che non vengano affidati a qualcun altro. 
Questo è il racconto di questi quindici giorni di subbuglio. Ce la farà Laurence a riportare tutto alla normalità? 

Parole fuori, AA.VV., il Castoro, 2013
12 emozioni forti, 12 storie, 12 amatissimi autori. Parole fuori è tutto questo in un unico libro, fatto di parole, sentimenti, immagini, fumetti.
Desiderio, vergogna, timidezza, dolore, amore, disperazione, paura, gioia, coraggio, colpa, gelosia, odio. 
Che dovesse essere un’estate diversa da quelle che l’avevano preceduta lei l’aveva deciso da un pezzo, a primavera, almeno: a quindici anni si ha bisogno di uno spartiacque, di una riga tracciata per terra tra il prima e il dopo, ben sapendo che cosa contiene il prima e ignorando a pieno titolo il dopo, e lei ne sentiva acuta la necessità. 
Le emozioni che esplodono dentro di noi, ma che non riusciamo a raccontare a parole: ecco cos’è Parole fuori.
Tra gli autori che hanno contribuito al libro: Beatrice Masini, Pierdomenico Baccalario, Paola Zannoner, Alessandro Baronciani, Luisa Mattia, Fabrizio Silei, Silvana Gandolfi, Sara Colaone, Lodovica Cima, Guido Sgardoli, Antonio Ferrara e Antonella Ossorio. 


Jumanji, Chris Val Allsburg, Logos, 2013
Grazie a Logos è finalmente arrivato in Italia il capolavoro di Chris Van Allsburg: Jumanji.
Molti di voi conosceranno già la storia per il film omonimo di qualche anno fa con Robin Williams. Il libro, tuttavia ha tutto un altro fascino: Chris Van Allsburg vi terrà legati all’avventura di Judy e Peter sia con le parole che con le meravigliose illustrazioni che le accompagnano.
In un tranquillo pomeriggio di noia, vedrete irrompere davanti agli occhi attoniti di Judy e Peter: scimmie, leoni, rinoceronti e bestie di ogni genere. Il tutto scatenato da un apparentemente innocuogioco da tavolo.
Ogni lancio di dadi, in Jumanji, trasforma la realtà: imprevisti e pericoli si nascondono dietro ogni spostamento delle pedine. Stabilire il confine tra gioco e realtà non è più così facile e per ripristinare la normalità c’è un solo modo: concludere la partita. 

The bully book, Eric Kahn Gale, San Paolo, 2013
Le regole della prima media sono difficili da capire per Erik. Tutto sembra essere cambiato e lui, che fino ad un anno prima, conduceva un’esistenza del tutto normale, si ritrova ad essere il “grunt”, lo sfigato della classe. Anche Donovan, suo amico fino all’anno scorso, ha deciso di rendergli la vita impossibile.
Eric è costretto a subire ogni giorno una nuova umiliazione davanti a tutti e il gruppetto di bulli che lo tormenta tenta anche di rovinare la sua amicizia con Melody, la sua compagna preferita. 
Un vero incubo da cui Eric non sa come uscire, finché non trova The bully book- Il libro segreto dei bulli. Conoscendo le regole segrete dei bulli è più facile vincerli e, anche se la legge del più forte è dura da sovvertire, conoscere il nemico ci aiuta a sconfiggerlo. 

venerdì 5 luglio 2013

Ma quali bamboccioni?! I giovani vogliono viaggiare!

"I laureati italiani sono sempre più giovani, conoscono meglio l'inglese e per avere un lavoro sono disposti a lasciare la casa di mamma e papà." Così Almalaurea ha descritto i giovani dopo uno studio condotto nel 2012 che ha coinvolto 227 ex studenti laureati. I giovani sono disposti a viaggiare per lavoro, altro che bambocconi come li avevano descritti qualche mese fa. 

Ecco l'articolo completo.


Almalaurea, la fotografia dei nuovi laureati.
Più giovani e pronti a fare la valigia

Lo studio ha coinvolto 227 mila ex studenti. L’età media passa da 26,8 del 2004 a 24,9 anni del 2012: 23,9 anni per il primo livello; 25,2 anni per le lauree magistrali. Per un lavoro sono disponibili a muoversi. Tramonta lo stereotipo del "bamboccione"di ROSITA RIJTANO

Ragazzi bamboccioni? Forse un tempo, di sicuro non più. È ciò che emerge dal rapporto di Almalaurea 2012 che ha coinvolto quasi 227 mila ex studenti. I laureati italiani sono sempre più giovani, conoscono meglio l'inglese e per avere un lavoro sono disposti a lasciare la casa di mamma e papà. Commenta Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale: "Il rapporto dimostra che è meglio essere laureati, ed è meglio laurearsi da giovani, avere avuto esperienze di studio all'estero e di stage per un lavoro futuro migliore e più retribuito". 

La pergamena arriva prima. L'età media dei giovani laureati passa infatti da 26,8 del 2004 a 24,9 anni del 2012: 23,9 anni per i laureati di primo livello; 25,2 anni per i magistrali; 26,1 per i magistrali a ciclo unico. Non solo. Se potessero tornare indietro 66 su cento sarebbero disposti a ripetere l'esperienza appena compiuta, nello stesso percorso di studio della stessa università. E in più diminuisce vertiginosamente la quota degli studenti fuori-corso: i laureati in regola con i tempi erano poco meno del 10% nel 2001, sono diventati il 41% nel 2012.

Frequenza alle lezioni, Erasmus e stage. Sessantotto studenti su cento dichiarano di aver seguito più del 75 per cento degli insegnamenti previsti. Gli studi all’estero con i programmi Erasmus, dopo una prima contrazione negli anni successivi all’avvio della riforma, hanno ripreso quota. Assai diffuse risultano anche le esperienze di tirocinio e stage riconosciuti dal corso di studi. Sono esperienze che entrano nel bagaglio formativo di 60 laureati su cento: 88 su cento neodottori in agraria e del gruppo insegnamento, 85 di quello delle professioni sanitarie, ma anche 43 laureati su cento del gruppo economico-statistico e perfino 36 neodottori su cento nelle materie giuridiche. Crescente, ma ancora deludente, la capacità attrattiva delle nostre università verso giovani di altri Paesi che raggiunge il 3,5 per cento degli iscritti. Anche su questo versante il confronto internazionale restituisce l’immagine di un ritardo preoccupante (nei Paesi OCSE tale quota è pari all’8 per cento). 

I sogni dei neo laureati. Innanzittutto il lavoro. Aumentano la richiesta di stabilità, di sicurezza sul posto di lavoro, il desiderio di fare carriera e avere un'occupazione caratterizzata da ampi margini di autonomia. Fra il 2004 e il 2012 sale anche la quota di laureati che cercano uno sbocco nel settore pubblico (circa uno su cinque), anche se le prospettive di un inserimento stabile sono contenute. Poco importa il luogo. Aboliti gli stereotipi, i ragazzi italiani sono disponibili a effettuare frequenti trasferte di lavoro (31 per cento), e perfino il trasferimento di residenza che nel 2012 riguarda ben il 44 per cento del complesso dei laureati.

mercoledì 3 luglio 2013

Personalizzare per educare



Affermando di seguire un’educazione personalizzata intendiamo dire che abbiamo a cuore il rispetto di ogni bambino per quello che è, punti forti e punti deboli; ci impegniamo a farlo migliorare tenendo conto della SUA personalità, del SUO specifico modo di essere, delle SUE caratteristiche personali e dal SUO modo di agire e reagire nelle situazioni quotidiane, diverse per ogni bambino.
Lo scopo dell’educazione personalizzata è quello di far sì che ciascun bambino raggiunga il massimo sviluppo delle proprie capacità e abilità, si formino strumenti per esplorare il mondo e per crescere all’interno di esso con personalità.
Ogni individuo, fin da piccolo, ha bisogno di conoscere, comprendere e sviluppare la propria personalità e ciò che ne deriva: scelte, modi di pensare, modi di agire, modi di vivere le emozioni.
Noi non cerchiamo quindi di limare tutti affinché tutti si allineino a determinate caselle; al contrario, cerchiamo di fare in modo che ognuno possa sviluppare la propria personalità, il proprio modo di essere. Cerchiamo di vivere un’educazione che sia personale, cioè rispettosa della persona e la personalità dell’alunno, il fatto di aiutarlo a migliorare le SUE personali caratteristiche, senza mettere il bambino in uno schema prefissato.
Il bambino porta con sé un vissuto che caratterizza le sue azioni e i suoi modi di vedere il mondo, ha una personalità diversa dagli altri coetanei, e proprio per questo è importante dare spazio alla sua personalità, farla crescere aiutandola a venire fuori, seguendo le regole di convivialità e di fratellanza ma ognuno nella declinazione che più gli è convenevole.

lunedì 1 luglio 2013

L'importanza dell'educazione fin dai primi passi

Il metodo dell’educazione tempestiva, nasce come progetto di stimolazione dei bambini dai 3 ai 36 mesi di vita, rispondendo alle loro naturali esigenze in termini di conoscenza, motricità, neuro psicomotricità, relazione e affettività; è un metodo che mira a stimolare tempestivamente, e quindi non prima del tempo, non dopo, ma al momento giusto, i bambini.
L'educazione tempestiva si basa sulle scoperte di alcuni studi sullo sviluppo cerebrale infantile: durante le fasi dello sviluppo cerebrale, ogni bambino attraversa alcuni “periodi speciali”, i cosiddetti periodi sensitivi, in cui è particolarmente ricettivo e sensibile a determinati stimoli ed è per questo portato ad apprendere in modo naturale e senza sforzo (tali periodi sensitivi verranno delineati nel dettaglio nel prossimo post).
L’educazione tempestiva fa dunque leva su tali periodi, mirando ad attivare in ogni bambino il potenziale intellettivo ed umano che possiede fin dalla nascita, tira fuori le potenzialità particolari di ogni periodo che caratterizzano il bambino che è come età in tale periodo.
Questo non avviene in modo forzato o precoce, ma con tecniche adeguate che stimolino la curiosità del bambino e ne attivino lo sviluppo delle capacità, evitando ogni tipo di anticipazione. Tra le metodologie di apprendimento proposte quotidianamente, le più importanti sono i bits, la neuro motricità, l’audizione musicale e la lingua inglese, attività che approfondiremo nel corso del mese.
Tutte le attività proposte mirano a sviluppare armonicamente ogni ambito, senza privilegiarne o tralasciarne nessuno.
Con la musica classica il bambino raffina il suo udito e la sua sensibilità musicale, mentre immagini, parole,  quantità e colori raffigurati nei bits coltivano vocabolario, memoria, curiosità e intuizione facendo leva sulla capacità di visualizzazione che i bambini hanno soprattutto nei primi tre anni di vita.
Il movimento quotidiano attraverso dei moduli semplici e divertenti aiutano la crescita fisica e mentale dei bambini e la lingua inglese dischiude un mondo “magico” fatto di suoni diversi e attraenti per comunicare e giocare insieme.
Con l’educazione tempestiva, il bambino soddisfa il suo naturale desiderio di mettersi in relazione costruttiva e positiva con l’adulto nel suo processo di crescita e conoscenza. Questo gli permette di appagare, divertendosi, la sua innata curiosità nella scoperta del mondo che lo circonda; esplorando, osservando e muovendosi con creatività in spazi e con materiali  opportunamente pensati per i più piccoli.