venerdì 29 marzo 2013

CaffèLatte A Colazione, Irene e la sfida all'imprenditoria al femminile


Trovare l’equilibrio tra lavoro e cura della propria famiglia, questa la sfida che Irene Bartalini ha vinto grazie a Caffelatte a colazione, l’attività che coniuga il piacere di essere mamma alla passione professionale. Irene, fiorentina, giovanissima, mamma di due bimbi, Vittoria ed Edoardo, plurilaureata internazionale, dal 2011 ha spostato la sua attività sul web per poter dedicare più tempo alla famiglia senza perdere di vista il mondo del lavoro. Irene gestisce un portale e-commerce al quale ha associato un blog che racconta della vita di famiglia, di viaggi, di Italia; si diverte a proporre racconti così come suggerisce, con simpatici tutorial come ridare nuova vita agli oggetti. Geniale ad esempio la trasformazione di una vecchia camicia liberty in fodera per il porta iPad. Il tutto rigorosamente bilingue: italiano ed inglese.



Da dove nasce l’idea di Caffelatteacolazione?
In primo luogo dal desiderio di realizzare per i miei bambini qualcosa di unico, fatto con le mie mani e rispondente esattamente all'idea del capo che avevo in mente, poi anche dall'esigenza di dare libero sfogo ad una creatività che ho sempre assecondato nei vari momenti della mia vita, anche prima di essere "Mamma".  

In che modo l’ha aiutata a conciliare professionalità con la maternità?
Lavorare a casa, dove ho creato un piccolo laboratorio, mi permette di gestire il tempo in modo assolutamente autonomo. Il lavoro che facevo prima mi impediva di vedere i miei bimbi la mattina al risveglio (uscivo di casa alle sette o prima), fare colazione con loro, portarli a scuola, tutte cose che dovevo delegare alle studentesse straniere che per qualche anno hanno vissuto con noi. Il pensiero che i miei bimbi sarebbero cresciuti in fretta e che mi sarei persa questi momenti della vita che non tornano più è stato determinante nel prendere la decisione di licenziarmi.

Che sostegno e aiuto le dà la famiglia?
Fondamentale.  Mi riferisco al fatto che i nonni sono sempre stati disponibili ad aiutarmi coi bambini sia nel doposcuola, riprendendoli all'asilo, sia negli interi periodi in cui non ci sono andati perché  convalescenti, se io dovevo terminare qualche lavoro o assentarmi qualche giorno.. in più hanno un "padre mammo" che sa cucinare (bene), vestirli, portarli all'asilo.. 

È  una professione che la soddisfa?
Assolutamente sì. L'incognita del futuro mi crea ansie e pensieri che prima, come dipendente pubblico, certo non avevo, ma il fatto di essere riuscita a conciliare lavoro e passione è una grande conquista per me.

Uno dei problemi delle donne, per nulla aiutate dalla società, è quello di trovare un equilibrio personale nella difficile conciliazione di lavoro e famiglia: che consigli darebbe per cercare una strada equilibrata?
Difficile riuscire a sentirci soddisfatte come madri, donne e lavoratrici; più facile "scoraggiarsi", abbandonando qualunque proposito ma credo che ogni donna sia una fonte inesauribile di forza, amore e passione e con un po' di tenacia possa trovare il proprio equilibrio, per cui "ascoltarsi" diventa fondamentale.

Un sito di e-commerce è una scelta coraggiosa e originale: la trova anche vincente? 
Credo che l'e-commerce sia una realtà affermata in molti Paesi d'Europa e nel resto del mondo e anche in Italia si sta diffondendo in tutti i settori. Ogni giorno scopro con  piacere  che esistono molte mamme alla continua ricerca sul web di marchi e tendenze e  adorano comprare con un clic dall'ufficio per poi trovarsi il loro acquisto comodamente a casa qualche giorno dopo.

Che consigli darebbe ad una studentessa liceale per guardare al futuro con serenità e senza ansie?
Mi auguro che le studentesse liceali non abbiano troppe ansie per il futuro, queste le lascerei ai neolaureati o a noi genitori pensierosi per il ns futuro e per quello dei ns figli. Ad ogni modo consiglierei di non smettere mai di sognare e di credere nelle passioni che hanno, se ne hanno, perché con fatica impegno, tenacia e costanza, si puó provare a raggiungere un obiettivo desiderato!


giovedì 28 marzo 2013

Dalla Differenza alla in-differenza sessuale. Gli equivoci del Gender.


Sabato 13 Aprile 2013 a Brescia si terrà un  convegno sul tema: “Dalla differenza alla in-differenza sessuale - Gli equivoci del Gender”.
Relatori: Dale O’Leary, Walt Heyer e Laura Palazzani.



Segnaliamo in particolare l’importanza della presenza al convegno di Dale O’Leary, scrittrice e conferenziera statunitense, che è stata personalmente presente alle conferenze ONU del Cairo e di Pechino, in cui il termine gender è stato inserito nei documenti ufficiali ONU. Nel suo libro Maschi o femmine? La guerra del genere (Rubbettino, 2006) presenta un dettagliato resoconto dei retroscena e dell’influenza esercitata dalle lobbies femministe, abortiste e gender.

Il contributo di Walt Heyer muove da un’esperienza personale. Dalla dolorosa delusione seguita all’intervento di riattribuzione del sesso è nato il desiderio di dire al mondo verità scomode e spesso taciute, con l’intento di aiutare coloro che vivono la stessa sofferenza che ha segnato la sua vita. Tornato ora a vivere nella sua originaria identità maschile ha pubblicato Paper Genders, il mito del cambiamento di sesso (Sugarco, 2013).



Laura Palazzani. Professore ordinario di filosofia del diritto e bioeticista, attualmente insegna presso il Dipartimento di Giurisprudenza della LUMSA, Università nella quale dirige da anni il Centro Studi Biogiuridici e il Master di Bioetica e diritti umani. È membro del Comitato Nazionale per la Bioetica, organo di consulenza del governo italiano, e dal 2007 ricopre il ruolo di vicepresidente. Dal 2010 è una componente dell’European Group of Ethics in Science and New Technologies (EGE), organo di consulenza del Presidente della Commissione Europea. Tra i suoi numerosi volumi ricordiamo: Il concetto di persona tra bioetica e diritto, Giappichelli, 1996; Identità di genere? Dalla differenza alla indifferenza sessuale, San Paolo, 2008; Sex/gender: gli equivoci dell’uguaglianza, Giappichelli, 2011



Il convegno si terrà a Brescia presso il Centro Pastorale “Paolo VI”, via Gezio Calini, 30, dalle ore  9.00 alle ore 16.30.
La giornata è destinata ad operatori di pastorale, educatori della comunità ecclesiale e membri delle organizzazioni promotrici coinvolte, previa accettazione dell’iscrizione, dopo la verifica della disponibilità di posti.
Per richiesta di informazioni e iscrizione contattare la Segreteria del Convegno tramite e-mail a: maschioefemmina@gmail.com.

L’accettazione delle iscrizioni è subordinata alla disponibilità dei posti e si intende  perfezionata solo al momento in cui la Segreteria del Convegno invia conferma al partecipante e questi provvede al versamento della quota di partecipazione. € 35,00 (€ 20,00 per studenti) comprendenti il materiale didattico, il pranzo a buffet, il coffee break e le attività culturali.




martedì 26 marzo 2013

Homo homini salus






Non c’è solo Caveman il bellissimo spettacolo teatrale (versione italiana a cura di Teo Teocoli) che Maurizio Colombi porta in giro per l’Italia, a chiarire che uomini e donne sono diversi biologicamente e che quindi maschilità e femminilità sono date dalla natura e non costruite culturalmente. Non ci sono solo gli studi sempre più precisi di scienziati di varie specialità come biologia e  medicina. Non ci sono solo i divertenti e profondi saggi dei coniugi Pease o di John Gray o quelli invece più impegnati.
Adesso c’è anche Marco Scarmagnani ad aiutarci a comprendere come districarci in queste differenze.

Chi è Marco? Lasciamoglielo raccontare a lui. Ci tratteggi la tua biografia?
...la biografia è dei personaggi illustri... io sono modestamente su questa terra da circa 42 anni, sono veronese, sposato con la stessa donna dal 1995 (alla tenera età di 24 anni, in netta controtendenza rispetto alle medie istat) 3 figli naturali, abbiamo avuto 3 esperienze di affido familiare e l’accoglienza di un ragazzo spastico per 12 anni. Professionalmente mi muovo su più fronti. Più o meno questa la scansione giornaliera. MATTINO giornalista: lavoro nella redazione dell’Editore Sempre della Comunità Papa Giovanni XXIII, mi occupo soprattutto di famiglia e temi psicopedagogici. POMERIGGIO consulente familiare: ho uno studio a Legnago nel quale cerco di “consolare” (questa accezione del termine “consulente” me l’ha suggerita un bambino di 10 anni) le famiglie, in particolare le coppie. SERA formatore/divulgatore: organizzo serate per coppie, trovi sul mio sito www.studioscarmagnani.it nella sezione “incontriamoci a” un po’ di esempi. Da qualche anno giro il nord Italia soprattutto con il format 
Io Tarzan, tu Jane” nel quale tratto il tema delle differenze sessuali (volutamente uso “sessuali” al posto di “genere” perché oggi “genere” è un termine che si presta a fraintendimenti) attraverso brevi spezzoni di film presentati in maniera interattiva al pubblico. E’ divertente, a Milano non sono mai venuto... (ti inviteremo noi presto nota del blogger)
Naturalmente questa scansione giornaliera non satura tutti gli spazi, ma mi permette un sufficiente ( in-sufficiente per mia moglie) tempo da dedicare ad amore coniugale e paternità.
Un paio di anni fa ho dato alle stampe Per sempre. Ingredienti per vincere la sfida di una vita insieme, di cui si trova qualcosa qui.  

Marco tu hai dato di recente vita ad un micro-corso intitolato Homo homini: perché hai sentito il bisogno di progettare questa giornata dedicata alla mascolinità?
Nella nostra testa (mia e di Delfino Corti, il collega di  Lecco con cui ho dato vita a questo progetto) è solo l’inizio di un percorso per uomini. Homo homini... cioè cos’è l’uomo per l’uomo, e anche che cosa l’uomo può dare all’uomo. Questa è la base, poi si declinerà in alcuni macro temi: Homo homini... pater (sulla paternità ricevuta e donata), Homo homini... leader (su lavoro, leadership, gerarchie), Homo homini... lupus (guerra, conflitto), ecc. L’idea è di offrire uno spazio di confronto, un cerchio.
Ho fatto la prima tesi di laurea sui gender studies. Il fatto eccezionale del femminismo (stendiamo un velo pietoso sulle aberrazioni che il movimento ha prodotto) è stato che le donne si sono date spazi e tempi per confrontarsi. Ho cercato in letteratura le risposte maschili: poco o nulla, siamo stati a guardare...
Ecco, secondo me oggi siamo abbastanza maturi per cominciare a riflettere su di noi, sui nostri sogni e sulle nostre paure. Siamo maturi nel senso che riusciamo a metterci in discussione senza andare in frantumi. Qualche anno fa su larga scala era più difficile. Ma per farlo – secondo me, secondo noi – abbiamo bisogno di farlo “tra uomini” con modalità sicuramente tagliate su misura perché non possiamo certo rinchiudere 10 uomini in una stanza a discutere, pena il ricovero in psichiatria! Allora offriamo suggestioni, peschiamo a miti del passato (le fiabe dei Grimm sono fantastiche), usiamo tecniche moderne (dalla Theory-U alle costellazioni sistemiche a giochi di gruppo, magari ci sgranchiamo anche un po’ le gambe ogni tanto, o ci facciamo un aperitivo).
Se ci pensi poi non è nemmeno tanto una novità: da sempre gli uomini hanno previsto che il giovane – per diventare adulto – facesse un’esperienza tra uomini. Nelle tribù primitive sono riti di iniziazione. Da noi fino a qualche decennio fa c’era il servizio di leva. Uno dei compiti è quello di staccarsi dal Femminile, che molti vivono come una sorta di divinità, visto che tutti siamo stati cresciuti giustamente dalle mamme.  Ogni uomo nel corso della sua vita (matrimoniale) deve riuscire a staccarsi da questo Femminile proprio per potersi relazionare con le donne reali, “questa donna” che ha scelto liberamente come unica (“io scelgo TE”, non, “io scelgo di fare famiglia con una donna”, che tristezza...) . Anche il continuo “cambiar donna” per me è segno della seduzione di questo grande Femminile che non permette di aprire gli occhi davanti alla grande dignità personale della donna concreta con cui ognuno vive. Queste cose – ad un uomo – non  le possono insegnare le donne.

Davvero il cervello è sessuato maschile e femminile?
Questo è il tema della seconda tesi: lo sviluppo psichico maschile e femminile. Ci sono diversi studi (ti cito tra tutti Simon Baron-Cohen e Louann Brizendine) sul fatto che il cervello è differente già dall’ottava settimana di gestazione. Prima è identico, poi ci pensa il testosterone prodotto dai testicoli a bruciare alcune vie di comunicazione tra gli emisferi e farne un cervello dotato di capacità sistematizzanti più che empatiche. Il cervello è plastico, certo, e si modifica. Tuttavia – nell’economia generale – è evidente che certe funzioni vengono svolte molto più facilmente da un sesso piuttosto che da un altro. Pensa ad un bambino piccolo che piange. Lo dai in braccio a papà – che grazie e Dio oggi in molti casi ci mette parecchio impegno – e la sua mente comincia a creare un elenco puntato: – ha fame? – ha sonno? – ha fatto la cacca? ... e alla fine di questo elenco c’è – lo do alla mamma!... Il cervello di un uomo è fatto per vagliare sistemi e metterli in ordine. La mamma prende in braccio il bambino e lui si calma perché si sono capiti, perché lui ha percepito che lei ha compreso che era solo spaventato. Come? Si chiama empatia ed è una cosa delle donne. E’ la capacità di intrecciare informazioni provenienti contemporaneamente da più canali. E’ un dono stupendo. Come – meravigliosa complementarietà – è dono stupendo quando la moglie si confronta con il cervello di suo marito, magari si arrabbia e ci litiga, ma sente che parlare con lui non è come parlare con la sua amica, perché la mente di lui è stabile, corazzata (insensibile?) e che di fronte all’intrecciarsi e confondersi dei pensieri di lei (che sono ricchezza, ma a volte la fanno sentire insicura) resta immobile, come un faro. E lei si chiarisce le idee, magicamente, da sola...

In che cosa è diverso il cervello maschile?
Fisicamente è più grosso e più pesante. Ai miei incontri uso questa metafora: un Landini Testa Calda. Affidabile, poche funzioni, certe e soprattutto, se non va, anche un non esperto di meccanica riesce a farlo ripartire. Il cervello femminile assomiglia più ad una moderna auto elettronica. Molte funzioni, molto sofisticata, se si surriscalda va in corto.

Che cosa ha smarrito l’uomo oggi?
Ha perso l’identità, perché probabilmente la nostra identità era troppo agganciata al ruolo. Mettendo in discussione il ruolo l’identità è andata in crisi.

Che cosa dovrebbe assolutamente recuperare?
Si potrebbe fare il cammino inverso: cerchiamo di ricostruire la nostra nuova identità, che pesca dal passato ma si connette al futuro. Il nostro ruolo in famiglia e nella storia verrà naturalmente di conseguenza.

Che cosa significa riscoprire l’appartenenza di genere? Appartenere ad una comunità, una fraternità, esclusiva, che non significa escludente. Non è che se le nostre signore ci tengono fuori dalle lunghe chiacchierate dalla parrucchiera noi ci sentiamo esclusi. E’ il luogo naturale dove parlano “tra donne”. Anche noi dobbiamo sviluppare luoghi così, di piacevolezza di stare “tra uomini” che sanno capirsi oltre le parole, dai quali uno se ne torna a casa rigenerato anche senza aver parlato della sua intimità. Serve vicinanza, contatto anche fisico, ludico, anche di sport.

In che modo può aiutare nel mondo del lavoro?  
Mi sono occupato negli anni scorsi della valorizzazione delle differenze sessuali nei gruppi di lavoro. Al di là delle facili generalizzazioni, il gruppo ci guadagna dalla conoscenza e dal rispetto di diverse sensibilità, diversi modi di porsi nei confronti dei ritmi, della clientela, del mercato. Sistematizzazione ed empatia: parole chiave che esprimono un simbolico maschile e femminile che il gruppo può scegliere e usare come risorsa.

Che cosa deve fare l’uomo per scoprire e proteggere la femminilità (nelle donne si intende)?
Non credo spetti all’uomo proteggere la femminilità. Da parte femminile c’è una certa ambivalenza nel “chiedere protezione”, e ciò ci disorienta. Credo che il compito dell’uomo sia quello di relazionarsi con le donne in maniera giusta e leale. Giustizia e lealtà sono due termini che appartengono all’universo simbolico maschile. Da riscoprire.  Per quanto riguarda invece lo “scoprire” io penso che basti rimanere sposati o avere delle figlie per entrare in questo affascinante mistero.

Che cosa deve fare l’uomo oggi per difendere questa sua mascolinità?
Mettersi lo zaino in spalla e camminare. L’uomo secondo me è strutturato per il movimento, per la carenza di risorse più che per l’abbondanza, per camminare verso un orizzonte piuttosto che essere seduto su una meta. Fisicamente, mentalmente, spiritualmente.

E per insegnarla ai figli?
E’ un tema difficile. L’insegnamento deve essere per trapianto vitale. Già passarci del tempo, con umiltà, speranza, forza, è far crescere.

Si parla di paternità perduta o sfarinata: perché secondo te?
E’ un naturale effetto-cascata del maschio perduto o sfarinato. E’ da lì che dobbiamo ripartire. Non possiamo fare buoni padri se non ci curiamo di avere buoni uomini. (detto tra noi, credo anche che non possiamo avere buoni padri e buone madri se non sono buoni mariti e buone mogli). Per “buono”, alla Winnicott, intendo “sufficientemente buono”, non perfetto.
  

lunedì 25 marzo 2013

Colin Powell: i giovani e la struttura

Come si possono aiutare i giovani ad avere un buon inizio? 
In questo discorso toccante e personale, Colin Powell, ex Segretario di Stato, chiede a genitori, amici e parenti di sostenere i bambini ancora prima che vadano alle elementari, attraverso la comunità e un forte senso di responsabilità.




Quando inizia il processo dell'apprendimento? Inizia in prima elementare? No, inizia la prima volta in cui un bambino, fra le braccia della madre, la guarda in faccia e dice, "Oh, questa dev'essere mia madre. Lei è quella che mi dà da mangiare. Eh si, quando non mi sento tanto bene lei si prende cura di me. É la sua lingua che imparerò". E in quel momento i bambini escludono tutte le altre lingue che potrebbero imparare a quell'età, per un bambino di tre mesi, lei è così. E se la persona che lo fa, che sia la madre o la nonna, chiunque lo faccia, e proprio lì che il processo dell'istruzione ha inizio, è proprio lì che il linguaggio ha inizio, è proprio lì che l'amore ha inizio, è proprio lì che la struttura ha inizio, è quello il momento in cui si inizia ad imprimere al bambino l'idea che "tu sei speciale, sei diverso da ogni altro bambino al mondo"

A questo link trovate la versione sottotitolata in italiano per leggere il discorso completo.


sabato 23 marzo 2013

Figli perfetti, differenze che fanno crescere, rapporto con i figli. Spunti di riflessione.


Tre brevi articolo tratti da un sito molto interessante e ricco di spunti, comunicareinfamiglia.com.
Il sito è composto di varie pagine, che trattano diversi argomenti utili alle famiglie, alle coppie, ai genitori. La comunicazione è in tema dominante ma non solo. 
Buona lettura!


"Tu vuoi un figlio perfetto!", risponde il figlio al genitore che gli rimprovera gli scarsi risultati scolastici. A questo punto la mamma può avvertire il dubbio di aver esagerato, mentre il figlio sa benissimo che si sta impegnando poco. “Forse non lo seguo abbastanza, non lo capisco, non lo aiuto come avrebbe bisogno", si tormenta la mamma. “Mio figlio non si sente amato da me”: sentimento insopportabile per una madre.
Allora lei si prodiga in ragionamenti e spiegazioni per “giustificarsi” (ma non ce n’è nessun motivo). “Anche se ti sgrido, ti voglio sempre bene! Anzi, è proprio per il tuo bene che ti dico queste cose. Se non ti correggessi, avresti il diritto di pensare che non m'interesso di te”. E avanti di questo passo.
E il figlio continua a fare l'incompreso, cercando di mettere alla prova la mamma.
Invece no. Bisogna tenere ferme le proprie posizioni, quando si è accertato che il problema esiste. Se di fatto il rendimento scolastico è scadente e in casa si vede che il figlio studia molto poco, i richiami ci devono essere, eccome! I ragazzi aspettano proprio questo dagli adulti (anche se non lo dicono e se non se ne rendono conto): obiettività, parole chiare, fermezza sulle responsabilità.
Fonte: O. Poli, Famiglia Cristiana n. 10/2013


“USCIAMOINSIEME?”, “SÌ ! VOLENTIERI !” (COSI' PARLIAMO)

In pizzeria, in auto per un giro senza scopo di acquisti o commissioni varie, una passeggiata, ed ecco che la conversazione sboccia. I ragazzi sono di buon umore e cominciano a chiacchierare magari chiassosamente: non zittiamoli, siamo fuori casa anche per facilitare la comunicazione…!

Perché capita? Perché cambia il contesto. Siamo sensibili agli stimoli esterni. Gli stimoli della casa in cui viviamo li conosciamo, e reagiamo quasi automaticamente. Cambia il contesto, cambiano gli stimoli: altra gente, profumi, viste diverse, persone con cui interagiamo. Questi elementi possono facilitare la comunicazione. Quello che non avremmo forse mai detto a casa, ecco che salta fuori improvvisamente al ristorante o per strada o al supermercato.


LUI E LEI: W LE DIFFERENZE!

Anziché investire energie nel cercare di convincere il coniuge che “sarebbe meglio se tu…”, investiamole nel valorizzare le diversità dell’altro e dimostrargli sostegno.

Uno è veloce e efficiente e l’altra se la prende con calma, una parla molto, l’altro è un buon ascoltatore, uno è riflessivo, l’altra è immediata e spontanea. Proviamo a vedere i vantaggi di queste caratteristiche. Bruno è preciso? Organizzerà bene l’accompagnamento e il prelievo dei bambini a scuola e alle altre attività. Marina è creativa? Preparerà belle sorprese, terrà buoni i bambini a casa con la sua inventiva, la sua improvvisazione, e i bambini con lei saranno contenti e faranno quello che devono. 


venerdì 22 marzo 2013

Gli scacchi come disciplina scolastica: intervista al Prof.Francesco Carvelli

Abbiamo intervistato il Professor Francesco Carvelli, 65 anni, dal 30 maggio 1998 iscritto all’albo degli Istruttori Federali di Scacchi.

Il professor Carvelli, nei primi anni 90, matura la decisione di portare gli scacchi nella scuola dell’obbligo del comune di Cesano Boscone, dove insegnava, dopo aver studiato a fondo gli obiettivi didattici della scuola stessa e la perfetta compatibilità di questi con le capacità acquisite mediante l'attività scacchistica.   
Inizialmente i corsi furono affidati ad un maestro di scacchi che aveva una buona preparazione tecnica ed agonistica, ma nessuna esperienza didattica a livello di adolescenti. Questo fatto portò risultati assai deludenti: i ragazzi si iscrivevano in cento e dopo tre lezioni si presentavano in dieci. 

Studiando quanto si faceva nelle scuole fuori dall’Italia, decide di assumersi in prima persona la responsabilità di portare avanti la didattica degli scacchi. I risultati furono subito buoni: quattro finali nazionali, molte finali regionali e soprattutto la constatazione che l’esperimento migliorava le capacità logiche e caratteriali degli allievi in accordo con gli obiettivi della scuola. 
Con gli anni l’esperienza didattica si è affinata portando ad una differenziazione dei programmi per fasce di età, per genere, interessi e capacità particolari.

Anche gli strumenti si sono evoluti: dalla vecchia e gloriosa scacchiera magnetica si è passati al proiettore collegato al computer, dal manuale della federazione con tante parole e pochi diagrammi si è passati a “CHESS TUTOR” e “PERSONAL CHESS TRAINER” con migliaia di diagrammi e pochissime parole, dalla didattica frontale alla didattica interattiva, e così via.

Un altro strumento molto utile per la crescita dell’attività scacchistica giovanile è stata l’istituzione di tornei aperti a tutti i ragazzi della provincia e fuori. Il professor Carvelli organizza tali tornei da oltre venti anni. Da due anni si sta dedicando solo alle scuole FAES. I tornei mensili interscolastici che si disputano presso la nostra scuola sono sempre molto frequentati e hanno raggiunto un soddisfacente livello tecnico, peraltro in continua crescita, come dimostrano gli ottimi risultati conseguiti dalle rappresentative di Argonne e Monforte al campionato provinciale per scuole svoltosi a Cormano il 6 e 7 marzo.

In che modo la disciplina degli scacchi si inserisce nella didattica scolastica?
Le caratteristiche mentali che vengono maggiormente potenziate dalla pratica degli scacchi nelle scuole dell'obbligo sono: memoria, concentrazione lunga, pensiero creativo, problem solving, analisi e sintesi. Dal punto di vista formativo vengono sviluppati il rispetto dell'avversario, la valorizzazione del confronto, la valorizzazione dell'equipe nell'analisi di un problema.

Per rimediare all'eccessiva brevità dei moduli di insegnamento usiamo il computer collegato ad un proiettore per le spiegazioni, le verifiche e i tornei. Le spiegazioni durano circa dieci minuti e sono seguite immediatamente dalla verifica corrispondente. I risultati delle verifiche sono registrati su una tabella che permette agli alunni di verificare in tempo reale i propri progressi. Gli argomenti e gli esercizi sono graduati in modo da permettere a tutti gli alunni di salire di livello in modo semplice. Agli alunni è richiesto solo un po' d'attenzione:il metodo didattico  è basato sullo sviluppo della memoria mediante la ripetizione di figure simili. 

Ci sono differenze nell'approccio con gli scacchi tra i maschi e le femmine?
Nelle prime classi delle elementari le bambine sono molto più attente dei maschi durante le spiegazioni, inoltre hanno un rendimento parecchio più alto nella soluzione degli esercizi proposti. I maschi, al contrario, preferiscono giocare subito e si divertono molto di più durante le verifiche che non durante la presentazione dei concetti.I maschi arrivano prima delle bambine a ottenere buoni risultati nei tornei, ma le bambine giocano partite più corrette dal punto di vista teorico.
Le differenze diventano meno evidenti dopo la quarta elementare, anche se le ragazze continuano a essere più ortodosse nella conduzione delle partite.

Quanto tempo della settimana scolastica dedicate a questo "sport"?
Nella scuola Monforte dedichiamo agli scacchi due moduli orari per settimana (OTTIMO!), ma solo per metà anno scolastico. In Argonne invece i corsi durano tutto l'anno (OTTIMO!), ma solo per un modulo settimanale. 

I ragazzi partecipano unicamente a sfide all'interno della scuola o si misurano anche in incontri extrascolastici?
I tornei mensili aperti a tutte le scuole di Milano integrano il lavoro scolastico e fanno fare un salto di qualità agli alunni che li frequentano.
Nella scuola FAES gli scacchi sono una disciplina rivolta a tutti come musica, educazione fisica, matematica ecc. Nelle altre scuole un gruppo ristretto di alunni sceglie di seguire l'attività scacchistica con finalità prevalentemente agonistiche. Nelle altre scuole, quindi l'attività è diretta ad un target di eccellenza. Da noi è il contrario perché il bambino meno portato ci dice che siamo lì per lui. 
Comunque anche sul piano agonistico abbiamo ottenuto ottimi risultati a livello regionale e nazionale.


mercoledì 20 marzo 2013

Claudio Risè ci spiega perchè single sex è meglio

Un bellissimo articolo di Claudio Risè, psicopterapueta iscritto all'Albo degli Psicologi della Lombardia, scrittore, giornalista e professore, che ci offre ulteriori motivazione a favore delle scuole single sex!
Parla da solo, e noi che crediamo nei principi delle nostre scuole, non possiamo che sottoscrivere!


"Genitori, insegnanti, opinionisti, tutti in Italia e altrove sono preoccupati per i ragazzi. Vanno male a scuola, non stanno attenti, sono scarsamente interessati a quasi tutto. Insomma un disastro. E’ tutto (New York Times compreso) un chiedersi come mai questo accade, e un accettare scommesse sulla prossima estinzione del maschio. Qual è dunque la realtà?
Cominciamo col dire che è tutto vero: i maschi (e non solo i ragazzi), sono in un mare di guai. Quali le cause, per i più giovani?
Cominciamo dalla scuola, dove la questione è ben visibile, con le ragazzine studiosette e i maschi disperati. Come mai? Beh, l’attuale impostazione didattica, preoccupata dall’eguaglianza, ha dimenticato che i maschi e le femmine, dai 13 anni ai 18, sono completamente diversi. Per esempio (non è cosa da poco) le ragazzine sono già quasi perfettamente a posto con lo sviluppo. Mentre i maschi stanno appena cominciando a capire come sopravvivere ai bombardamenti ormonali che da lì alla maggiore età assorbiranno gran parte delle loro energie e della loro attenzione, anche se cercheranno di non farlo capire.
E’ sempre stato così: è vero. Ma fino a pochi decenni fa le classi erano diverse per i maschi e le femmine, con insegnanti diversi, a seconda del sesso e della loro sensibilità. C’erano insegnanti che si trovavano meglio coi ragazzi ed altri con le femmine, e le scuole venivano organizzate anche tenendo conto di questo, che non è una “discriminazione”, ma un aspetto del carattere e della personalità.
Insegnare ai ragazzi, richiede un maggior interesse allo sport, al movimento, al parlarne e cercare di farlo; così come insegnare e stare con le ragazze trae vantaggio da una maggior attenzione ai temi sentimentali.
Malgrado l’enorme sforzo di spianamento fatto negli ultimi quarant’anni i due sessi rimangono biologicamente e psicologicamente diversi, soprattutto in quel cruciale periodo di formazione.
Per funzionare coi ragazzi devi fargli capire il lato avventuroso del sapere, e movimentare lo stare a scuola. Non facile, per un corpo insegnante ormai quasi completamente femminilizzato, e con l’ossessione dei “moduli” di insegnamento uguali per tutti.
Molti ragazzi riescono comunque: ma fanno sudare sette camicie le povere insegnanti, e sbuffare la compagne che devono rallentare per “colpa” loro. Molti altri, però, entrano nel tritacarne dei brutti voti, debiti e bocciature, e non sempre riescono poi a “rientrare” nei processi formativi e produttivi. E’ per questo che molti paesi sono rimasti in buona parte con classi separate (come l’Inghilterra), ed altri discutono se non tornarci, come gli Stati Uniti dove l’idea è già stata testata, con l’approvazione di Hillary Clinton.
Il problema non è però, almeno per ora, di ripristinare classi separate per maschi e femmine, quanto quello di accettare che l’educazione di massa “unisex” per maschi e femmine non funziona perché i due sessi sono diversissimi tra loro soprattutto nei due “settenni”, dai 7 ai 21anni.
E’ necessario che ognuno dei due sia seguito con empatia per le caratteristiche psicologiche del proprio sesso.
Il problema del resto non riguarda solo i maschi. Lo sa bene l’analista quando si trova ad aiutare donne non più ragazzine che scoprono di dover recuperare un “femminile” ancora sconosciuto, perché cresciute come se la “differenza” fosse un puro dato biologico, e non anche affettivo, simbolico, ed anche cognitivo.
Non c’è alcun dubbio che maschi e femmine siano uguali nella dignità umana, nei diritti e nei doveri. Adesso però cerchiamo di ricordare dove sono diversi. O saranno guai per tutti."

lunedì 18 marzo 2013

La mani calde che rinserrano il cuore per dare senso e speranza


Lo so, è un post lungo, una intervista che va decantata: ne vale la pena, fidatevi. Leggete anche a tratti, ma arrivate in fondo. 





Era tanto tempo che non piangevo leggendo un libro. Forse dai tempi de Il Signore degli Anelli, e non per rabbia o dolore, ma per la gioia. Che questo pianto è quello più profondo e sereno, legato direttamente al senso e alla speranza. È quel pianto che sgorga dall’illuminazione che ti regala una immagine, una musica, una parola. E di parole capaci di donare questa felicità il libro Mani Calde di Giovanna Zucca ne contiene tante. Perché dipinge le occasioni della vita, quel bene che è nascosto ma sempre presente e che il dolore sa rivelare.
È un libro che svela, che costringe ad affrontare se stessi, che ti proietta e ti rinserra, che scalda e congela, ma senza raggelare, perché alla fine ne esci come rinvigorito. Oso dire purificato.
È Davide, un bambino in coma, che costituisce voce e filo narranti di questa vicenda che scuote tanto i personaggi che intorno al bimbo compaiono e da lui attingono senso, quanto i lettori. Che ci si confronta con le piccole enormi tragedie della vita, quell’attimo che può spezzare il filo o ritessere la trama, che ti fa cambiare o continuare ma con una consapevolezza che non immaginavi. Senza lieti fini sdruciti e stucchevoli, senza pendii rosati con ultime inquadrature da principesse disneyane, il libro ti lascia lì  chiederti che cosa accadrà adesso, e quando questo succede vuol dire che ti ha scavato dentro, si è annidato per donarti un ricordo che non andrà via facilmente.

Ma chi è l’autrice’ Chi è Giovanna Zucca che di mestiere fa tutt’altro? Lasciamo che sia lei a presentarsi:
Strumentista di sala operatoria all'ospedale Ca' Foncelli di Treviso, continuo l'attivita universitaria presso il dipartimento di filosofia di Venezia Ca' Foscari come membro del CISE centro interuniversitario di studi sull'etica. Ho da poco tenuto un seminario sul tema " Il volto di Dio" fatto di testo musica e immagini molto apprezzato.

Infermiera, filosofa e scrittrice: qual è il collegamento?
Da lontano.Ventenne amavo sia l'idea di diventare una strumentista di sala operatoria ( complice una serie televisiva che andava in quei lontani anni 80, dove c'era un chirurgo di nome Gonzo che viveva in una roulotte dsavanti all'ospedale, e un'infermiera di sala operatoria dagli occhi meravigliosamente azzurri che facevano capolino dalla mascherina.Tutto ciò molto romantico, mi spinse a chiedere informazioni su come si arrivava a fare la strumentista.Amavo anche la filosofia.Tentai il concorso per la scuola di infermiera, lo vinsi e iniziai il mio percorso dicendo a me stessa che la laurea in filosofia l'avrei presa in seguito.Cosi è stato.Vivo sospesa tra tecnica e metafisica e ci sto benissimo.

Da dove nasce l’idea di Mani Calde (qui la simpatica pagina su Facebook)?
Dagli anni di lavoro in sala operatoria di neurochirurgia.Dove osano gli Dei.Ho amato moltisimo la neurochirurgia, un giorno giravo per Treviso in cerca di un parcheggio-Era una domenica di novembre, la prima con i negozi aperti.La mia amica di compere Roberta mi attendeva per un giro delle vetrine.Improvvisamente lo vidi a fianco a me.Carino, fossette sulle guance e dentoni a paletta.Stava in macchina con me.Aveva delle scarpe da ginnastica di quelle con le lucine quando si cammina.Mi osservava indicandomi col dito i pochi posti vuoti dove infilare la mia macchina.Ehh dai tanto questa sta dappertutto....mi disse.Feci due volte il giro della circonvallazione esterna della città.Poi corsi a casa a mi misi a scrivere.Per venti giorni Davide non mi ha lasciata.Roberta ancora mi rinfaccia quel paccone di quasi due anni fa.....

Dal libro emergono alcuni messaggi molto forti in merito ad alcuni temi… “caldi”. In coda al pezzo riporto alcune citazioni che ritengo belle ed illuminanti, ora mi farebbe piacere che tu ci aiutassi a comprendere meglio il tuo parere a proposito di
- paternità
Come dice quel gran filosofo di Davide, fare il padre è facile.Cosa dice in fondo? Che se porti le cose pesanti, insegni a nuotare, consoli quando le cose vanno male a calcio allora fai il padre.Non servono grandi soloni, a pontificare dall'alto di cattedre imponenti, su cos'è la paternità.Basterebbe ascoltare i bambini per capire cosa è per loro un padre.Davide ha un padre-padre.Magari non è perfetto, ma è quello che lo porta a vedere la partita dell'inter e nasconde alla mamma la macchia sul muro.Il cafone ha avuto un padre-nonpadre. Invisibile.

- famiglia
Che senza una famiglia non andiamo lontano.Bozzi è la dimostrazione che le ferite dei non amati non si rimarginano mai.


- amore coniugale
L'amore tra Paolo e Giulia è consapevole, voluto,difeso.L'amore non è un regalo, è fatica, impegno, sacrificio.Troppo facile fare le valige la prima volta che si lascia il dentifricio aperto o non si porta fuori la spazzatura, l'amore è comprensione ma soprattutto volontà.Volontà forte di amare.Amare quella persona.

È  il dolore, anzi la sofferenza, che getta luce sulla vita, sulle vite dei protagonisti: è così?
Il dolore sì.Un dolore che li fa rendere pienamente consapevoli di quanto fosse felice la loro vita.Una vita piena di difetti,vizi,monotona forse, ma...meravigliosamente felice.Un dolore che riposiziona al giusto livello la gerarchia delle priorità, e che fa vergognare Paolo per esempio del troppo peso dato a una promozione.
il dolore, la paura, generano amore mai disperazione: è solo letteratura o anche vita?
E'  soprattutto vita. Io ho potuto scrivere questa storia perche 20 anni di lavoro in sala operatoria, per lo più in settori di area molto critica, mi hanno convinta che dolore e paura generano disperazione, ma la disperazione se condivisa con chi si ama genera amore.La disperazione resta tale se chi la prova resta solo.

La fede si intravvede sullo sfondo: che ruolo ha nel libro e nella vita dell’uomo.
Filosoficamente parlando, il senso dell'oltre nasce con l'uomo.E' costitutivo dell'essere.Se pensiamo alla caverna di Chauvet, in prossimità della fine della prima glaciazione, 32.000 anni fa, in quella caverna si riunivano i nostri antenati a tendere la forza verso il trascendente.Il sapiens, capace di trasformare il mondo a sua immagine a somiglianza era già adulto all'alba della nostra modernità proprio a causa di quella religiosità così fortemente aderente allo spirito, alla totalità dell'essere. Osservando per la prima volta i disegni della grotta, ho provato una forte comunanza con quegli uomini, come se fossero di un passato che si chiama ieri,ho compreso davvero che il senso del sacro, la speranza del futuro nell'ardore religioso del presente sono costitutivi del nostro essere uomini e donne. E sono sempre più convinta che senza il pensiero di un ente perfetto che ci trascende, all'umanità salta il ventre.

Ci sarà un seguito alla vicenda di Davide?
C'è già pronta la seconda parte di Mani calde, che vede protagonista il dott.Bozzi, dopo l'incontro con Davide.Che ne sarà di lui? Ci saranno Bozzi, il dott. Mari e Patty Pop.E' la vicenda drammatica ma molto umana di un uomo piegato dalla sventura che tuttavia riesce a risollevarsi grazie alla presenza nella sua vita di persone che nonostante tutto lo amano. Non ci sarà Davide.
Verrà pubblicato dopo il mio prossimo romanzo, che uscirà a settembre e  avrà come protagonista la grande Jane Austen.Jane Austen donna,innamorata,ammalata,folle di passione....non ho ancora il titolo ci penso questi giorni.Spero che la Fazi faccia uscire subito dopo la seconda parte di Mani calde. Ormai me lo chiedono in molti.

Giovanna  è molto presente su youtube grazie alle attività che svolge per le scuole con entusiasmo. Ecco qui qualche segnalazione:


Ecco gli estratti sopra anticipati che vale la pena leggere
Che cosa vuol dire fare il papà
Allora gli dico che fare il padre è facile. Un papà aggiusta i giocattoli quando si rompono, mette a posto la pista delle macchinine quando non hai voglia, ti insegna ad andare in bici senza rotelle e porta le cose pesanti tipo l’acqua dal garage in cucina, o sposta i mobili per cercare la pallina che è caduta dietro. Poi un papà ti dice che sei bravo anche quando a calcio hai fatto perdere tutta la squadra e dice a mamma che la macchia sul muro c’era già da prima, mentre non è vero, e ti dice che non importa se non hai preso dieci

Ah, che cossé l'amor?
"Papà, papà, sono innamorato", di Guendalina o Matilde o Emma, che tutte così si chiamano le bambine oggi… e io e sua madre lo guarderemo e, sentendoci molto saggi, gli diremo che quello non è l’amore, è una cosa bellissima ma non è l’amore, è un fuoco che divampa e fa essere molto felici o molto disperati, e tutti abbiamo provato quell’ebbrezza che ti manda sulle montagne russe e ti sconvolge la vita. Ma l’amore è altro. È la certezza che puoi contare sulla persona che hai accanto. È la certezza che quella persona la sceglieresti lo stesso a distanza di anni, quando hai visto il meglio e il peggio di lei. È il fatto che la persona che ami tira fuori il meglio di te.