venerdì 19 luglio 2013

L'Invalsi 2013 ha superato la prova Facebook e Twitter?


L’11 luglio scorso è stato presentato a Roma il Rapporto Invalsi 2013: come ormai tradizione, l’istituto ha reso noti i risultati dei test che annualmente vengono proposti agli studenti italiani dei diversi cicli scolastici, allo scopo di valutare – con un metro unico sull’intera scala nazionale – i livelli di apprendimento raggiunti. La novità di quest’anno è costituita dalla volontà da parte di Invalsi di indagare attraverso i social network quali opinioni, timori e speranze hanno nutrito gli studenti, le famiglie, gli operatori del settore scolastico verso l’Istituto e verso l’introduzione dei test di valutazione dell’apprendimento. Si tratta di una iniziativa che, oltre a rientrare nel percorso di autovalutazione e accountability che Invalsi ha intrapreso, costituisce un momento di forte sinergia tra la scuola e l’università.

Come Voices from the Blogs (VfB), Wired.it ha indagato le opinioni della Rete in occasione della somministrazione della prova Invalsi agli studenti di terza media, avvenuta il 17 giugno scorso, analizzando circa 38mila testi, provenenti per lo più da Twitter (ma anche dai profili pubblici di Facebook e da blog), postati in tre fasi distinte: nei giorni immediatamente precedenti la prova; nel giorno stesso della prova; nella settimana successiva. Quindi, di Invalsi e su Invalsi in Rete se ne è parlato. E non poco. Il picco, come c’era da attendersi, è avvenuto proprio il 17 giugno.
La distribuzione dei testi postati il giorno dell’esame mostra in particolare come, subito dopo il termine della prova, gli studenti si siano scatenati in commentiscongiuri anatemi – nei quali peraltro si erano cimentati anche nei giorni precedenti – che hanno avuto qualche effetto, a quel che sembra, anche sull’umore complessivo degli italiani in quei giorni. Tanto è vero che l’indice iHappy di Twitter-felicità ha cominciato a peggiorare 24 ore prima dell’esame e ha raggiunto un minimo proprio il 17 giugno, riassorbito nelle 48 successive.
Anche se probabilmente gli esami non sono stati il solo movente di questo deterioramento temporaneo della serenità collettiva (il 17 giugno è stato dopotutto anche un giorno particolarmente afoso, e i meteoropatici non mancano di certo in Italia, anche in Rete), gli elementi di turbamento non sono mancati, trasmigrando dalle preoccupazione dei figli ai genitori, o forse, e più spesso, seguendo il percorso inverso.

Ma quali sono i risultati più interessanti che l’analisi dei commenti in rete ha permesso di identificare? Ne indichiamo quia alcuni:
a) i test sono reputati  difficili (o molto difficili) dalla stragrande maggioranza dei tweet. Ma, mentre al Nord (e in misura ancora maggiore al Centro) la paura passa subito dopo l’esame, nelle regioni meridionali la percezione di difficoltà permane anche nei discorsi dei giorni successivi all’esame. La ragione? Probabilmente è maggiore – al Sud – il timore che i risultati dei test Invalsi pesino negativamente sul voto finale dell’esame di fine ciclo, impedendo di raggiungere le massime valutazioni. Il parere sembra condiviso anche dal commissario straordinario di Invalsi, Paolo Sestito: “forte è il sospetto che a dar fastidio sia qui il fatto che la prova Invalsi contrasta una prassi, più diffusa a Sud che a Nord, di inflazionamento dei voti degli studenti”. E lo conferma l’opinione, la cui incidenza al Sud e quasi doppia rispetto al Centro-Nord, secondo cui le prove Invalsi sono complessivamente un “danno per lo studente”;
b) ai test Invalsi si copia: lo dichiara una larga maggioranza di messaggi. Ma, ahimè, e paradossalmente, l’informazione non sembra essere particolarmente allarmante: i tweet sembrano suggerire che la prova è concepita dagli studenti come un normale esame, nel quale – rivelando un atteggiamento discutibile sul piano etico ma certamente non nuovo – si cerca di eludere la ferrea regola del gioco. Meno scontato, invece, è che diversi commenti ipotizzino che siano gli stessi insegnanti a lasciarsi andare a qualche aiutino fuori programma.
c) gli studenti si sentono impreparati ai test. Ma qui la differenza tra il giorno dell’esame e la settimana seguente è piuttosto rilevante: una volta sostenuto il test, la percentuale di quanti scoprono di essersi sentiti sufficientemente preparati triplica, a testimoniare che forse – nel sentimento di inadeguatezza – c’era anche molta scaramanzia. Lo nota con sollievo anche Paolo Sestito: “Queste variazioni nei giudizi prima e dopo la prova sono in realtà un dato positivo perché testimoniano l’imprevedibilità della prova – che non è una mera ripetizione di esercizi più e più volte eseguiti a scuola e svolti ormai in maniera mnemonica – ed il fatto che ciò nonostante lo studente capace non vi abbia trovato difficoltà, nonostante l’ansia da impreparazione ex ante diffusamente manifestata
In questo senso, la distanza percepita dagli studenti tra i contenuti e le modalità del test e le attività che normalmente vengono svolte in classe costituisce un tema su cui rimane lavoro da fare. Ma per capire davvero le emozioni di fronte all’Invalsi degli studenti italiani all’epoca dei social media, nulla  di meglio che leggere alcuni tweet postati prima, durante e dopo i test…
Prima del test:
C’è chi si arrabbia:  io vado a bruciare il centro Invalsi a Roma
Chi spera: “ma se scriviamo i quesiti delle prove Invalsi il 17 su Twitter ci aiutiamo?
E chi si lamenta: “comprensione di inglese: 3 ore. Invalsi di matematica: 75 minuti. Tell me why
Durante il test:
C’è chi ci prova gusto: “Invalsi di matematica: I’m having fun
Chi è senza speranze: “Adesso scrivi i calcoli che hai fatto per ottenere i risultati. E cosa ti fa pensare che io abbia fatto i calcoli?
E chi fa lo spaccone: “I professori che girano tra i banchi. Che trasgressivi, oh
Dopo il test:
C’è chi si conferma senza speranze: “Un minuto di silenzio per quelli come me che non hanno saputo niente della prova di matematica
Chi ce l’ha fatta perchè bravo…”ma sono l’unica che è riuscita a fare l’esercizio dei pannelli solari senza problemi?
…e chi perchè ha copiato: “Davvero credevano di prenderci in giro scambiando l’ordine delle domande?
e infine non poteva mancare l’innamorato/a: “Io che disegno un cuoricino per caso sulla prima pagina delle invalsi e il prof che mi dice su…

Articolo originale su Wired.it

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