Tre volte alla settimana i ragazzi liceali entrano alle 11 ed escono alle 17. Un esperimento che ha portato ad ottimi risultati. Potrebbe essere un'idea anche per le nostre scuole italiane?
Chissà che tra qualche anno questa formula sarà trasportata anche nel nostro paese.
Leggete qui sotto l'articolo, fonte corriere.it, pubblicato il 3 giugno, autore Rino Pucci. (video)
LONDRA – Ragazzi alzatevi, è ora di andare a scuola. Anzi no, restate a letto finché volete, godetevi la quiete della casa, fate con tutta calma una bella colazione e poi i compiti. Alle 11, freschi e riposati, allora sì, andate a scuola. È un mondo un po’ al rovescio, ma adattato alla fisiologia del loro sonno, quello di duecento ragazzi delle ultime classi all’Hugh Christie Technology College di Tonbridge, graziosa cittadina nella contea del Kent a 60 km da Londra. Tre giorni a settimana, gli studenti del «sixth form» – tra i 16 e i 18 anni – hanno un «late start»: entrano a scuola alle 11 (a volte alle 12) per uscirne alle 5 del pomeriggio. «E a volte facciamo fatica a mandarli a casa», afferma ridendo Mark Fenn, il capo d’istituto: «Non gli pare vero di avere la scuola tutta per sé».
ALLEGRIA A SCUOLA - Tutti contenti a Tonbridge: studenti, genitori e docenti. «Certo, a volte è un po’ complesso mettere a punto il piano delle lezioni, ma gli insegnanti sono stati sempre molto flessibili», dice Fenn. Partito nel 2007 e mai interrotto, l’esperimento dell’Hugh Christie Technology College funziona. I dati sono lì a confermarlo: i voti ai Gsce (gli esami finali di qualificazione) sono migliorati del 25% e la quota di ragazzi che continuano gli studi all’università è passata dal 10 al 50%. «È l’ulteriore riprova che un sistema scolastico modellato sull’orologio biologico degli studenti paga», commenta Paul Kelley, preside oggi in pensione, che, con la sua scuola nel North Yorkshire, è stato il pioniere dell’ingresso scolastico posticipato nel Regno Unito.
IL BIORITMO - Gli adolescenti hanno un ritmo circadiano diverso dagli adulti. Per motivi che la scienza non ha ancora spiegato, hanno bisogno di un «late start», di mettersi in movimento più tardi rispetto ai più grandi. E hanno bisogno di dormire tanto e bene: la ricercatrice statunitense Mary Carskadon sostiene che occorrono nove ore di sonno per una concentrazione ottimale a scuola. «Il sonno non è un lusso o un capriccio, ma una necessità, soprattutto per i più giovani» scandisce il neuroscienziato Russel Foster, che, da direttore delloSleep and Circadian Neuroscience Institute all’Università di Oxford, è un’autorità in materia di sonno e ritmi circadiani. Foster ha in passato condotto ricerche che sono assolutamente in linea con i risultati positivi del college di Tonbridge: «Da anni una consolidata letteratura scientifica, a livello mondiale, mostra che i ragazzi non possono essere operativi alle 8 di mattina, ma l’organizzazione della società moderna, scuola compresa, continua a essere tarata sul bioritmo degli adulti».
L'AUTONOMIA - Nonostante le scuole del Regno Unito godano di ampia autonomia, quello di Tonbridge è un caso molto isolato: gli istituti che hanno adottato il «late start» si contano sulle dita di una mano. Ma la crescente privatizzazione del sistema scolastico britannico sta dando una mano: come è accaduto di recente all’Ucl Academy di Londra, che sull’ingresso posticipato a misura di studente ha costruito un’efficace azione di marketing. Il «late start» fa aumentare il rating della scuola, diventando così una carta vincente per battere la concorrenza: più che la scienza, insomma, sarà il mercato a restituire ai ragazzi il sonno perduto.
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