venerdì 7 giugno 2013

Una grande impresa per un grande fine

Pedalare per la sostenibilità. Cioè per un ambiente non più devastato dal cosiddetto progresso dell'uomo, ma in sintonia con uno sviluppo sopportabile, sostenibile, appunto. Potrebbe essere il tema di una conferenza impegnata, ma per Keith Tuffley, australiano di Svizzera, è semplicemente realtà. 

Keith è australiano, ha 48 anni e vive in Svizzera da quando ne aveva poco più di 40. Fino a qualche tempo fa lavorava in banca, l’economia era il suo mondo, il centro della sua vita professionale.  Ora vive nei pressi di Montreux, con la moglie e i quattro figli, e la sua vita è molto più rilassata. Tranne quando si dedica a progetti a dir poco ambiziosi. 


 La genesi di questa idea, che per molti di noi può sembrare folle, ma che in realtà porta con sé un messaggio incredibile, nasce nel 2009. Keith si era già trasferito in Svizzera e, proprio vicino a dove abitava lui, era di passaggio quell’anno la carovana del Tour de France. Il richiamo del ciclismo è immediato e, mentre i corridori gli sfrecciano a fianco, parallelamente alla sua voglia di sport nascono nella sua testa idee alla rinfusa, che hanno come obiettivo finale quello di sensibilizzare la gente verso la cura dell’ambiente in cui viviamo. 

Un progetto, il Grand Tours Projectche definire ambizioso è un puro eufemismo: percorrere tutte le tappe del Giro d'Italia nello stesso giorno in cui corrono i professionisti. Il che vuol dire mettersi in bici alle sei di mattina e smettere di pedalare alle tre del pomeriggio. Ma il Giro è solo una parte del programma che ha in mente l'australiano. Infatti l'obiettivo della stagione è quello di percorrere tutte le tappe anche del Tour (il Giro di Francia) e della Vuelta (quello di Spagna). Ovvero: 63 giorni in bici come i professionisti, 10.253 chilometri, per un tentativo che ha il vero e proprio sapore dell'impresa. Tutto per lanciare un messaggio forte sulla necessità di proteggere l'ambiente e gettare il seme di una nuova mentalità: quella del progresso sostenibile. "Raccogliere fondi per il WWF, lanciando una battaglia per la salvaguardia del panda è più semplice. Ma cercare di svegliare la mentalità della gente è molto più complesso", dice Keith. 


"La bici è un simbolo meraviglioso, il mezzo ideale per aumentare la consapevolezza sulla necessità di proteggere l'ambiente. Mi piace pensare che il mio messaggio di quasi cinquantenne vada ai coetanei, magari uomini d'affari come me. Gente che ha in mano una piccola o grande fetta di potere, che si entusiasmi e spinga per cambiare l'attuale mentalità distruttiva e arrivare ad un uso intelligente della tecnologia. Il mondo ne ha bisogno. Se la mia iniziativa può servire a questo avrò centrato l'obiettivo".

Dal 4 al 26 maggio ha attraversato la nostra penisola distribuendo il suo lodevole messaggio a favore dell’ambiente. Un terzo dell'impresa è stato fatto... ce la farà a portare a termine la prestigiosa ed inedita tripletta? 




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