Il tornado che ha distrutto Moore, e una parte consistente della periferia di Oklahoma City, ha provocato 24 vittime, centinaia di feriti e danni per due miliardi di dollari, oltre che allo sfollamento di diecimila persone rimaste senza una casa.
Se tutti ragioneranno come Stoops è probabile che per la ricostruzione non ci vorranno tempi biblici: dopo un appello di solidarietà a tutti gli sportivi davanti alle televisioni, il coach si è calato sulla fronte una visiera per coprirsi parte del volto, ha indossato una maglietta dell'università, si è infilato un paio di guanti e si è unito alle migliaia di volontari che con vanghe e carriole hanno scavato per giorni per liberare Moore dai detriti.
Stando ai racconti di chi c'era, l'anonimato di Stoops è durato una mezz'ora, poi qualcuno, incuriosito, ha abbassato il capo per guardare sotto alla visiera e l'ha riconosciuto.
Ma il coach, celebre e milionario, ha continuato a scavare nel silenzioso rispetto generale, e senza il tweet del direttore della comunicazione dell'Università di Oklahoma difficilmente la notizia sarebbe filtrata.
Solidarietà anonima e quindi vera o raffinatissimo marketing?
Una breve indagine del personaggio lascia intendere che non abbia bisogno di pubblicità.
Detto che per uno come lui la possibilità di non esser riconosciuto era inesistente, la popolarità non può certo essere una colpa, specie quando è vissuta in maniera solidale. E dunque... chapeau coach Stoops.
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