lunedì 17 settembre 2012

Aurora raccontata dalla coordinatrice - parte 2





Come promesso, siamo pronti a farvi fare un altro giro nella scuola dell'infanzia targata FAES. 
Lasciamo la parola a Wanda Sartori Crico.
(Qui trovate la prima parte di intervista)

Come si può spiegare Aurora ai genitori? 
Per la mia esperienza ho visto che ci sono due modi di approcciare Aurora dal punto di vista genitoriale che sono entrambi scorretti: il primo si ha quando i genitori, poiché Aurora ha una didattica avanzata strutturata molto stimolante, portano da noi i bambini con la speranza che diventino dei geni; l’altro approccio è quello che vede il genitore pensare “Povero bambino quante attività, ma quando gioca e fa il bambino?”.
Noi non facciamo tutta questa attività stimolante perché i bambini diventino geni, noi giochiamo già con la logica matematica ai tre anni ma l’obiettivo non è produrre il genietto treenne che legga e faccia di conto; noi piuttosto proponiamo queste attività perche tali ambiti sono già nell’interesse del bambino.
Per poter fare didattica nella scuola dell’infanzia non si devono dimenticare una base fondamentali: la base ludica. Ogni attività didattica infatti viene proposta dalla maestra e vissuta dal bambino come un gioco, perché a 3 anni vivere è giocare; ogni cosa deve essere vissuta come un gioco altrimenti non funziona, non è che il bambino partecipa poco, il bambino non partecipa proprio.


Cosa vuole dire fare tutoria a un bambino tra 3 e 5 anni?
Siamo totalmente inseriti nel progetto Faes, anche se i nostri alunni sono molto più giovani, e dunque offriamo anche noi la tutoria, che è uno degli elementi per cui Faes si distingue dalle altre scuole.
Siamo così organizzati, abbiamo una maestra incaricata di classe, che è la tutor di tutti i bambini di quella classe, accanto a questa figura abbiamo una serie di maestre di compresenza.
La tutor è una vera tutor e ha esattamente le stesse funzioni che svolge all’interno delle altre scuole Faes, ovviamente il tutorato di un bambino della scuola dell’infanzia è molto diverso da quello di un liceale. Il liceale è l’assoluto protagonista della sua relazione di tutoria invece un bambino della scuola dell’infanzia neanche lo sa di avere una tutor, però è una figura molto importante lo stesso per la sua crescita e il suo periodo alla scuola materna. La tutor di un bambino di 3 anni conosce il suo tutorato attraverso l’osservazione nella vita quotidiana, vedendo il bambino agire e, ovviamente, anche relazionandosi a tu per tu; non capiterà mai di vedere un bambino seduto a parlare con la sua tutor come invece accade per un liceale. La parte di della tutoria di relazione genitori-tutor è assolutamente identica a qualsiasi altro livello: è la sede di uno scambio di informazioni innanzitutto dalle quali emerge un quadro più oggettivo di come è veramente il bambino, e questa oggettività consente di capire meglio quali sono i suoi punti di forza, che sono quelli su cui io devo appoggiarmi nel lavoro educativo per migliorare quelli che sono i punti di debolezza. Occorre quindi che io conosca bene il mio bambino e sappia fare questo quadro. In sede di colloquio di tutoria si stabiliranno le strategie: capiamo bene come è il bambino, capiamo bene quale è l’ambito su cui deve lavorare adesso quindi qual è la priorità educativa per lui in questo momento, e insieme elaboreremo piccole strategie educative per raggiungere il risultato sia a casa che a scuola.
Faccio un esempio che aiuta a capire questo concetto: vedo che la mia bambina fa molti capricci per mettere a posto, butta per aria le scarpe, in sede di colloquio parlo con la maestra che mi dice che anche in classe la vede fare più fatica ad offrirsi per riordinare, non è interessata all’ordine e decidiamo che è il caso di lavorare su questo piccolo problema. Una strategia potrebbe essere che le do piccoli incarichi sull’ordine a scuola e a casa posso fare lo stesso: a scuola le verrà chiesto più spesso di aiutare a mettere in ordine i giochi e il suo incarico a casa potrebbe essere che le sue scarpine appena arrivata se le mette via lei e si tira fuori le ciabattine da casa.
Deve esserci quindi una sinergia tra casa e scuola, una sinergia molto pratica fatta di piccolissime cose, piccolissimi incarichi che aiutino a crescere e a responsabilizzare. Gli incarichi sono infatti l’altro molto positivi proprio perché responsabilizzano il bambino: il bambino sento molto un incarico quando glielo viene dato, ne va molto fiero, si sente grande e partecipa al bene comune con il suo incarico.


Tra le attività proposte avete l'insegnamento della lingua inglese, come viene sviluppato? Aiuta inserire l'inglese alla scuola dell'infanzia 
I nostri bambini fanno tutti i giorni una lezione di inglese. Partiamo dai 30 min nei 3 anni e arriviamo fino a 40-45 min nei 5 anni. Il metodo è di tipo “full immersion”: la maestra di inglese parla soltanto inglese coi bambini, anche se i bambini sanno che capisce l’italiano. Abbiamo deciso di non avere insegnanti di inglese madrelingua perché con gli anni abbiamo visto che i bambini sono più tranquilli e sereni all’idea di potere avere una relazione con questa figura, il fatto che lei parla in inglese e loro rispondono in italiano e vengono capiti rassicura molto e facilita la loro relazione.
Ovviamente mezz’ora a disposizione per una lingua straniera al giorno non è assolutamente sufficiente per produrre un bilinguismo, però vale la pena lo stesso farlo: i bambini ampliano il loro mondo sonoro e il loro mondo fonetico, infatti sono completamente in grado di riconoscere ed emettere suoni che non appartengono alla lingua italiana. Questo perché sono in pieno periodo sensitivo del linguaggio e dunque per loro imparare altri suoni è semplice; basta pensare a quanto è importante il TH in inglese se il suono si acquisisce da piccoli viene facilitato lo sviluppo della lingua per il futuro.
In 3 anni vengono toccati tanti ambiti: famiglia, corpo umano, vestiti, scuola, animali domestici, colori e altri ancora, e i bambini imparano sui 300-350 vocaboli.
Si da per conosciuta una lingua straniera quando si conoscono 700-750 vocaboli, parliamo ovviamente di una conoscenza di base infatti quello che non imparano all’asilo sono le strutture per poter emettere una frase. Bambini di 5 anni che emettano una frase ne abbiamo veramente pochi, e quelli che sono capaci la frase è sempre elementare “My name is Carlo” ma sono davvero pochi. Però se la base è già buona sarà molto più facile imparare le stutture e continuare a studiare la lingua.
Infatti quello che è positivo è che lo studio della lingua inglese viene ripreso subito in prima primaria e l’impatto per loro non sarà spaventoso perché è una materia a loro famigliare. Inoltre hanno un vissuto gradevole che faciliterà il loro approccio a tale materia alla scuola elementare, infatti le maestre di inglese della scuola materna, non essendo facilmente comprensibili dai bambini poiché parlano una lingua a loro sconosciuta, si aiutano a farsi capire utilizzando canzoni, balli, mimi, disegni, raccontando storie con i cartelloni e via dicendo, insomma tutte attività che i bambini trovano divertenti.

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