Piernicola Giorgino |
Un metodo efficacissimo per l’apprendimento
dell’inglese è trascorrere un periodo all'esterno, vivere la lingua dal di dentro.
Argonne e Monforte propongono a ragazzi e ragazzi di trascorrere un periodo in Irlanda durante l’anno scolastico.
Argonne e Monforte propongono a ragazzi e ragazzi di trascorrere un periodo in Irlanda durante l’anno scolastico.
Dal 1985 la Rockbrook International svolge il programma “Un
Trimestre in Irlanda” per ragazzi e ragazze stranieri, nelle due scuole
Rockbrook e Rosemont ed anche in altre scuole a Dublino (elementari, medie e
licei maschili e femminili) che condividono lo stesso progetto educativo di
ispirazione cristiana.
Vi abbiamo raccontato in questo post, come sarebbe stata la loro avventura prima della partenza; oggi vogliamo raccontarvi dal vivo questa esperienza. Abbiamo infatti chiesto a Piernicola Giorgino, un ragazzo di seconda
media dell'Argonne, di raccontarci la sua esperienza "irlandese".
Come mai hai deciso di partire per l'Irlanda?
E’ il secondo anno che parto per l’Irlanda, ormai mi sento a casa
a Dublino! Devo dire che questa esperienza la devo molto all’incoraggiamento
dei miei genitori e di mio fratello maggiore; grazie a loro sono partito carico
di entusiasmo e motivazione.
Cosa ti sei portato a casa di questa
esperienza?
Innanzitutto
ho imparato a pensare e a parlare in inglese. Ho vissuto in una famiglia le cui
abitudini sono assolutamente differenti da quelle della mia e per questo ho
sviluppato una grande capacità di adattamento. Posso dire di considerare oggi
la mia mamma irlandese come una vera zia. Le ho promesso che presto tornerò a
trovarla con tutta la mia famiglia! Io e Mark, mio fratello irlandese, abbiamo
frequentato insieme il college e abbiamo condiviso passeggiate, gite e
pomeriggi insieme ai suoi amici e ai suoi fratelli e sorelle. Dublino è una
città sicura e ho potuto girare anche da solo.A scuola ho conosciuto tanti
ragazzi che si sono dimostrati veri amici.
Pro e contro di questa "avventura"
lontano da casa?
Vivere
un’esperienza di lontananza è, pur nella difficoltà, una forte spinta nella
crescita. Ho mangiato talvolta cose che non gradivo senza battere ciglio, ho
ubbidito senza discutere, ho collaborato nelle faccende di casa, mi sono
adattato alle richieste dei docenti, ho superato la malinconia. La lontananza
dalla mia famiglia milanese, mi ha fatto apprezzare le cose semplici di ogni
giorno.
Consigli questa esperienza ad altri ragazzi
della tua età?
Assolutamente
sì, perché è un’esperienza che fortifica e ti fa crescere.
Hai qualche aneddoto particolare da
raccontarci?
Ne
avrei molti ma questo, in particolare, lo racconto spesso perché piace molto a
mia madre. Quando si va a scuola in Irlanda, noi studenti, dobbiamo
obbligatoriamente indossare la divisa del college: camicia bianca, cravatta,
pullover grigio, pantaloni grigi e scarpe nere.
Un
giorno, tornando da scuola in autobus con un mio amico italiano, mentre eravamo
seduti abbiamo notato accanto a noi un gruppo di turisti italiani. Questi
osservandoci hanno detto: ”Guardate questi due ragazzi con la cravatta! Vi
immaginate se vedessimo in Italia dei ragazzi che vanno a scuola così, come
sarebbe bello!”. A quel punto io e Alberto li abbiamo guardati e abbiamo detto
loro: “Noi siamo italiani!”. Loro sono rimasti sbigottiti e anche felicemente
sorpresi. Noi dal canto nostro oltre ad essere fieri della nostra italianità ci
siamo sentiti un po’ cittadini del mondo.
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