Laureando in lettere Moderne all'Università degli Studi di
Milano, classe '88, Giorgio Crico è un fresco ex alunno della scuola. E' il
primo di cinque figli, suona la chitarra e il basso elettrici, ascolta musica
rock e scrive parecchio: infatti è un aspirante giornalista ed è al momento
concentrato sullo sviluppo del progetto Echeion.it, laboratorio giornalistico
online che cerca di poter fornire un'informazione agile, bella e completa ai
ragazzi che non hanno tempo né voglia di confrontarsi con quella tradizionale.
Che cosa ti ha dato in particolare di
positivo Argonne che ti è servito per la tua crescita personale?
Argonne mi ha dato
moltissimo, dal punto di vista umano e trovare una sola cosa tra le tante che
ho ricevuto, è difficilissimo. Se posso permettermi, però, tra tutto sceglierei
forse il “senso critico”, un po’ perché mi sembra una risposta non scontata e
purtroppo sottovalutata, un po’ perché ho sempre notato che spesso era questo a
distinguermi dagli altri miei coetanei usciti da esperienze formative diverse.
Credo che nel mondo di oggi, che manda al singolo tantissimi impulsi e messaggi
differenti ogni secondo, sia particolarmente importante cogliere cos’è
importante e cosa no, imparare a usare la testa per comprendere e decidere, in
pratica, “comportarsi da uomo”.
In che modo Argonne ti ha aiutato ad
affrontare il mondo professionale?
Argonne mi ha aiutato
soprattutto nel farmi capire cosa mi piacesse e quali siano le mie
inclinazioni, oltre alla bellezza di far bene una cosa, fino in fondo e nei
dettagli. Direi che soprattutto la forma mentis che la scuola mi ha dato è
stata utile nel confrontarmi con i professionisti: rispetto e curiosità
intellettuale ma senza avere paura!
Scuola omogenea maschile: un vantaggio
o uno svantaggio? Perché?
Direi un vantaggio: l’assenza delle ragazze ci
ha consentito di crescere senza doverci confrontare con la loro competitività e
le loro obiettivamente superiori facoltà, specialmente in determinati stadi
dello sviluppo, che arrivano prima nelle femmine e solo poi nei maschi. Una
“gara” scolastica con una ragazza a 14/15 anni è insostenibile per un futuro
uomo; inoltre, un ambiente di soli ragazzi è estremamente più facile e meno
stressante da gestire dal punto di vista della comunicazione! Lo spirito di cameratismo
si crea, tra ragazzi, con atteggiamenti e battute che non appartengono alle
ragazze e che quindi trovano irritanti. Un’altra cosa: le femmine tendono
talvolta ad “adottare” (causa istinto di mamma probabilmente) i loro amici maschi
e ad aiutarli, con i pigroni che talvolta approfittano troppo della cosa! Puoi
conoscere elementi dell’altro sesso sicuramente al di fuori della scuola: per
secoli c’è stata una nettissima separazione tra maschi e femmine nei percorsi
educativo-formativi ma questo non mi sembra abbia portato all’estinzione
dell’umanità, anzi…
Un mondo tutto maschile: assomiglia più ad
una caserma, ad una squadra sportiva o a un'avventura di pirati? Perché?
Direi un po’ di tutt’e tre le cose, ma
soprattutto una squadra sportiva, perché chi sbaglia non deve né passare la
notte in guardina né passeggiare sul ponte! Battute a parte, i professori
somigliano più a una società sportiva che non a un capitano dispotico o un
generale roccioso: ognuno col suo stile, hanno sempre cercato di trasmetterci
gli “schemi” per farci maturare e diventare uomini senza perdere di vista la
“tattica” globale e più adatta per la classe tutta.
Puoi condividere un breve ricordo, un
episodio, della sua vita scolastica?
Ricordo sempre con molto piacere il discorso di
commiato del prof. Samek, in quinta liceo. Oltre all’alto grado de emozione che
ci ha provocato, è stato molto forte scoprire che tutto l’impegno che aveva
messo nell’insegnare a noi non era tanto per portarci a sapere la filosofia,
sua materia, ma piuttosto per farci diventare più uomini.
Perché scegliere oggi Argonne?
Perché
Argonne, a mio parere, è l’unica realtà scolastica milanese che, non solo nei
singoli docenti, come magari può capitare di trovare altrove, ma proprio nel
“sistema” che ha e che mette in pratica, cerca di far uscire da ogni ragazzo
l’uomo che sarà, senza fermarsi all’aspetto didattico. Al giorno d’oggi c’è un
bisogno, non esagero, disperato di aiutare le famiglie nel difficile compito
educativo. Il solo nucleo d’origine non basta più: di fronte a questa emergenza
educativa la scuola deve assumersi un ruolo molto più presente e deciso, come
il FAES cerca di fare da trent’anni. Il tutto rimanendo sempre e comunque una
scuola d’eccellenza, che alla fine è il motivo base per cui una scuola venga
scelta anche da chi, almeno in origine, non pensa che sia il luogo dove
ampliare e migliorare la formazione personale.
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