Che cosa vuol dire educare oggi? Quali sono le
responsabilità di genitori e scuola, il dovere che entrambi –ognuno con il suo
ruolo si intende- hanno nei confronti dei figli?
Varrà la pena riflettere in
più post sul
discorso che il Santo Padre ha rivolto ad un gruppo di ambasciatori presso la
Santa Sede nel mese di dicembre su questo argomento perché, come sempre, le
sintetiche parole e mai banali del Papa racchiudono un patrimonio da
valorizzare e sfruttare, spunti significatici sui quali, magari anche per non
condividerli.
Lo faremo in alcuni post periodici che ci guideranno nel dialogo sul tema dell'educazione e che, grazie alla vostra collaborazione, potranno fornire spunti preziosi e concreti per essere sempre migliori come genitori.
Partiamo da questa prima frase:
“Esaminando le numerose sfide della nostra epoca, possiamo constatare che
l’educazione occupa un posto di primo piano. Essa avviene oggigiorno in
contesti in cui l’evoluzione degli stili di vita e di conoscenza crea fratture
umane, culturali, sociali e spirituali inedite nella storia dell’umanità. Le
reti sociali, altra novità, tendono a sostituire gli spazi naturali della
società e della comunicazione, divenendo spesso l’unico punto di riferimento
dell’informazione e della conoscenza. La famiglia e la scuola non sembrano
essere più il terreno fertile primario e naturale da dove le giovani
generazioni attingono la linfa nutritiva della loro esistenza”
Internet sostituisce la famiglia?
La scuola smette di educare? Hai mai avuto questo compito? Quali le
conseguenze?
Già Mariolina Migliarese nel suo
intervento in occasione dell’Open Day delle scuole milanesi –qui il breve
audio che parla di questo argomento, estratto
dall’intervento completo- aveva sollevato questa domanda nei presenti:
quando cercate una scuola, cercate una agenzia che vi sostenga nel compito
educativo, per prolungare e rafforzare il progetto educativo che avete per i
vostri figli, o solo un erogatore di nozioni (che peraltro non sono mai neutre
e prive di sfumature educative)?
Stiamo vivendo in una società che
ha smesso di educare i giovani credendo in uno spontaneismo, in una capacità
dei figli di trarre dall’esperienza le nozioni di auto-istruzione che li
renderà cittadini responsabili? Siamo sicuri che l’assenza di educazione non
sia un atto di estremo amore, ma piuttosto quello di un massimo e sottile
egoismo? Non la rinuncia ad un diritto, quanto la fuga da un dovere, forse IL
DOVERE massimo di un genitore? Fa bene chi lascia al figlio di pochi mesi/anni
l’incombenza di decidere cosa fare: cosa mangiare, quando e dove andare a
dormire, se andare o no a trovare la nonna, se vedere o no la televisione?
Non
stiamo scappando dal nostro ruolo caricando i nostri figli di responsabilità
che non possono assumersi non avendo i sufficienti elementi per farlo? E la
rete, che indubbiamente riempie questi spazi, è un surrogato adeguato o un
vuoto nel quale i nostri figli rischiano di piombare? Fanno bene quei genitori
che aiutano i figli a mentire, barando sulla loro reale età, per permettere
loro di aprire un profilo Facebook prima dei tredici anni?
Domande che ognuno di noi dovrebbe
porsi per capire come mai questa società sta andando allo sfascio sistematico,
premiando davvero chi esercita la forza in tutte le sue forme, da quella fisica
a quella criminale a quella manipolatoria.
Che cosa può fare la famiglia per
riprendere in mano il ruolo che le compete, che ha il dovere di assumere, e
come può ottenere dalla scuola l’aiuto dovuto?
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