Seconda parte della riflessione sul discorso del Papa del quale ci siamo già occupati qui ragionando sulla famiglia.
Dopo le domande che intendevano suscitare una riflessione e una discussione sul ruolo educativo della famiglia, oggi il ragionamento, innescato dalle parole del Santo Padre, si sposta sulla scuola:
”Inoltre, negli ambiti scolastico ed accademico, l’autorità degli insegnanti e dei professori è messa in discussione e, purtroppo, la competenza di alcuni di loro non è esente da parzialità cognitiva e da carenza antropologica, escludendo o limitando così la verità sulla persona umana.
Quest’ultima è un essere integrale e non una somma di elementi che si
possono isolare e manipolare a proprio piacimento. La scuola e l’università
sembrano essere divenute incapaci di progetti creativi che rechino in sé una
teleologia trascendentale in grado di sedurre i giovani nel loro essere
profondo, sebbene questi ultimi, pur essendo preoccupati per il loro futuro,
siano tentati dallo sforzo minore, dal minimo sufficiente e dal successo
facile, utilizzando talvolta in modo inappropriato le possibilità offerte dalla
tecnologia contemporanea. Molti vorrebbero aver successo e ottenere rapidamente
uno status sociale e professionale importante, disinteressandosi della
formazione, delle competenze e dell’esperienza richieste. Il mondo attuale e
gli adulti responsabili non hanno saputo dare loro i necessari punti di
riferimento”.
La crisi del mondo dell’insegnamento è sotto gli occhi di tutti: è ovviamente impossibile, e sarebbe scorretto e ingeneroso, generalizzare. Ci sono molti insegnante che restano fedeli al loro compito, alla loro missione, mettendoci la pelle, dando tutto, anche di più. Ma sono, spesso, più eccezioni che regola.
Restiamo dunque nella dimensione dei grandi numeri, senza che questa riflessione abbia l’intenzione di applicarsi ad ogni singola persona e senza che voglia diventare un j'accuse alla categoria: cerchiamo fatti e riflessioni, mai colpevoli.
È indubbio che per molte concause e ragioni una parte significativa dei docenti di ogni ordine e grado abbiano tradito la vocazione originaria dell’insegnante, che consiste nel risvegliare nei discenti la passione per la cultura e per la verità. Soprattutto quest’ultimo passaggio è stato spesso affogato nella rinuncia, prodotta anche dalla società, all’affermazione della verità sull’uomo e sulla realtà. Ciò che contraddistingue ad esempio le scuole Faes è il continuo e concreto riferimento alla realtà e ad un sano realismo. Una dimensione che veramente seduce i giovani e suscita in loro progetti ambiziosi e sani proteggendoli dalla tentazione del bamboccionismo, della deresponsabilizzazione, della scelta riduttiva spesso al confine con l’immoralità –e purtroppo spesso al di là come purtroppo ci dimostrano le cronache quotidiane- e con scorciatorie che squalificano la persona stessa producendo danni che in alcuni casi risultano poi insanabili.
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