Uno studio dell’Università di Trier ha rilevato che i bambini che giocano a scacchi durante le scuole elementari migliorano in varie capacità mentali. È un gioco che aiuta la capacità di concentrazione, sviluppa la memoria ed elimina le barriere sociali.
A sostenerlo è Garri Kasparov che ancora una volta riesce a dare scacco matto e forse addirittura a trovare un’antidoto alla dipendenza dai videogiochi frenetici e violenti. Grazie alla Fondazione del campione russo e all’Unione europea degli scacchi, Strasburgo ha adottato una dichiarazione che impegna i paesi membri a promuovere e incentivare lo studio degli scacchi in tutte le scuole.
Nella dichiarazione si ricorda come all’Unione spetti il compito di promuovere anche lo sport. Si fa notare come «il gioco degli scacchi è accessibile ai ragazzi di ogni gruppo sociale» e dunque può contribuire «alla coesione sociale e a conseguire obiettivi strategici quali l’integrazione sociale, la lotta contro la discriminazione, la riduzione del tasso di criminalità e persino la lotta contro le varie dipendenze». Ma non ci sono soltanto motivazioni sociali a sostegno dello studio degli scacchi.
Indipendentemente dall’età dei ragazzi, prosegue la dichiarazione, «il gioco degli scacchi può migliorarne la concentrazione, la pazienza e la perseveranza e può svilupparne il senso di creatività, l’intuito e la memoria oltre alle capacità analitiche e decisionali, considerando che gli scacchi aiutano ad acquisire determinazione, motivazione e spirito sportivo».
Uno studio della “New York City Public Schools” ha inoltre raggiunto il risultato che le lezioni di scacchi, oltre a migliorare la competenza matematica migliori anche la competenza di scrittura e l’uso della lingua.
Adesso non ci resta che prendere in mano re, regina, torri, alfieri, cavalli, pedoni e... che vinca il migliore!
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