Qui trovate la prima parte
e qui la seconda parte del racconto di Federico
Capitolo 11: Il sole era ormai bollente. Gli amici non sembravano essere condizionati dall’eccessivo calore, perché erano troppo concentrati nel seguire l’uomo davanti a loro. Dopo pochi minuti entrarono all’interno della piccola cittadina, osservando le case in muratura e le persone che vi abitavano. Attorno alla cittadina sorgeva una fortezza, dove nascevano canali che collegavano il paese alle oasi circostanti e quindi ai verdi campi coltivati dove già dalle prime ore del mattino lavoravano degli uomini abbigliati come la loro guida. L’uomo girò a destra e prese un vicolo, ordinando agli amici di fermarsi. Proseguì qualche metro e bussò alla porta di una piccola casetta; ad aprirgli c’era un uomo alto, scuro di carnagione, con cui dialogò per diversi minuti. Giunsero alla conclusione di ospitare i ragazzi nella casa dello sconosciuto, fino a quando non avrebbero trovato per loro una buona sistemazione. Lo sconosciuto e la moglie li trattarono nei giorni seguenti in maniera aperta, rispettosa, quasi come se i ragazzi fossero delle personalità importanti; l’atmosfera nella casa era tranquilla e spensierata, soprattutto per il riguardo che i due coniugi avevano verso gli amici. Qualche giorno dopo l’uomo che li aveva guidati fino alla cittadina venne a prenderli in compagnia di un uomo basso e tozzo, dall’aspetto bonario. “Il faraone vi ha convocati!” disse all’improvviso l’omino, con una voce che non gli si addiceva proprio “dovete recarvi al palazzo reale, nostra Eccellenza desidera parlarvi.” “Cosa? Chi siete voi? Perché dobbiamo andare dal faraone? Che storia è mai questa!” “Lo scoprirete seguendoci nel viaggio che vi porterà da nostra Altezza” “Ma cos…” “Senti Biro, è meglio seguirlo… forse lui sa come tirarci fuori dai guai… non abbiamo altre soluzioni” consigliò bisbigliando Giulia “Eh va bene, andiamo!” “Ottima scelta, Biro”. Così i nostri amici si incamminarono verso la residenza reale del grande faraone d’Egitto.
Capitolo 12: dopo ore e ore di interminabili passi i ragazzi videro spuntare in lontananza un palazzo enorme, circondato da palme verdi come il giubbotto che Biro non trovava più. Man mano che si avvicinavano, i ragazzi scorgevano sempre più dettagli del palazzo, fino a quando furono così vicini da poter sfiorare le sue mura decorate con stupendi geroglifici. Per tutto il viaggio nessuno aveva detto una parola, ma adesso lo stupore era troppo grande. Non si era mai visto un palazzo del genere, così grande e così affascinante. Arrivati davanti al pesante portone di legno massiccio, le guardie fecero entrare i ragazzi inchinandosi esageratamente. Dopodiché li scortarono su delle infinite scale che portavano in cima al palazzo circondato da tre imponenti piramidi. “Mi sembra di averlo già visto questo posto…” pensava fra sé e sé Phil. Tutti lo avevano già visto quel luogo, ma non dal vivo, solo sui libri di storia, ed ora avevano l’occasione di vivere quella esperienza in quel posto affascinante, per giunta nel passato. Finito di salire le interminabili scale, i ragazzi, le guardie e le due guide si fermarono per riprendere fiato. “Ora dovete inchinarvi al grande faraone Kamur, intesi?” disse stremato l’omino tozzo “Va bene, ma come ci capiremo noi ed il faraone?” “Vi farò io da traduttore, ho imparato la vostra lingua durante i miei viaggi per il mondo; sapete, sono il segretario del faraone e sono costretto ad andare da un posto all’altro per controllare la situazione. E’ un lavoro faticoso, ma ben pagato” “Capisco, ma chi è l’uomo che ci ha ritrovato nel deserto?” chiese Giulia “E’ mio fratello; sospettava che vi foste persi nel deserto… proprio come dice la profezia, così vi ha portati nel nostro paese e vi ha fatti ospitare dai nostri genitori…” “quale profezi…” Giulia venne interrotta da una voce potentissima. Era il faraone Kamur. “Voi, stranieri, avvicinatevi!” tradusse l’omino tozzo. “Siete al mio cospetto perché la sacra profezia vi cita… voi siete gli unici che possono scoprire il mistero dei desideri.” I ragazzi si guardarono fra lo stupore e la curiosità. “La profezia dice che quattro ragazzi giunti da un paese straniero si smarriranno nel deserto e verranno ritrovati. Questi ragazzi dovranno essere convocati davanti al cospetto del faraone perché solo loro, con la loro abilità e con la loro intelligenza, potranno apprendere il mistero che si cela dietro il desiderio umano.” “Datevi da fare e portatemi qui la soluzione della brama dell’uomo. Con questo ho finito!” Il faraone fu portato nella sua stanza con una lettiga e nella stanza piombò il silenzio. “Ora che facciamo?” “Io vi consiglio di darvi da fare, altrimenti… io vi accompagnerò nell’impresa, nel caso in cui ci siano dei geroglifici da tradurre. Tutto chiaro?” “Va bene, il nostro gruppo risolverà ogni enigma! Ma da dove iniziamo?”
Capitolo 13: i ragazzi decisero di iniziare la loro impresa nelle stanze segrete del palazzo del faraone, ma nulla da fare. Ormai erano giorni che cercavano qualche indizio o qualche segnale per venire a capo della questione, ma per ora era stato tutto vano. Qualche giorno dopo, però, l’uomo tozzo, di nome Amar, consigliò loro di recarsi nella piramide di Giza perché qualche strana incisione del seminterrato del palazzo rappresentava una pozione proprio all’interno della piramide. I ragazzi, ormai convinti, si trovarono davanti all’enorme costruzione sotto un sole cocente. “Ok, ora dobbiamo trovare tutti il coraggio di entrare. Ho escogitato un piano per non perderci all’interno della piramide: faremo proprio come Teseo nel labirinto; Chiara, che soffre di claustrofobia, rimarrà fuori insieme a Phil, mentre Biro, Amar ed io entreremo con le torce e con un lungo rotolo di seta. Chiara e Phil terranno una estremità del filo, mentre noi tre proseguiremo all’interno, così se ci perdiamo potremo ritrovare la strada del ritorno. Dobbiamo rimanere tutti concentrati e compatti, chiaro?” “Va bene, siamo tutti pronti. Andiamo!” “Aspetta Giulia” disse Chiara “Buona fortuna e… grazie!” Giulia le fece l’occhiolino e si inoltrò nella entrata scura, seguita dai suoi due compagni. L’aria era pesante, come se la piramide fosse stata chiusa per decenni, forse per secoli. La luce della torcia illuminava un profondo corridoio che sembrava non finire mai. Giulia teneva saldamente in mano una estremità del filo di seta e continuava decisa nel suo cammino. “Aspetta, fermati! Qui c’è qualcosa! Dice: -se le scale vuoi salire, l’indovinello devi scoprire-“ lesse deciso Amar “Che indovinello è? Sono bravissimo negli indovinelli!” esclamò Biro “Dice: -1613 è uguale ad 1+1+1?-“ “Facilissimo… certo che sì… se dici tre dici è uguale ad 1+1+1. Più facile di così!” Alle parole di Biro il muro davanti a loro crollò e apparvero delle scale in cima alle quali vi era una grande porta decorata con geroglifici stupendi. I ragazzi e Amar salirono le scale e arrivarono in prossimità dell’entrata. “Sei forse arrivato a destinazione. Sarà questo l’ultimo indovinello?” “Continua, Amar, continua”
“Sette case contengono sette gatti. Ogni gatto uccide sette topi. Ogni topo avrebbe mangiato sette spighe di grano. Ogni spiga di grano avrebbe prodotto sette misure di farina. Quanto è il totale?”
“Questa la so!” esclamò Amar “E’ il famoso indovinello di Ahmes lo scriba! Allora… secondo i miei calcoli… lo schema è questo! Le case sono sette, quindi, con un rapido calcolo…
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