mercoledì 20 marzo 2013

Claudio Risè ci spiega perchè single sex è meglio

Un bellissimo articolo di Claudio Risè, psicopterapueta iscritto all'Albo degli Psicologi della Lombardia, scrittore, giornalista e professore, che ci offre ulteriori motivazione a favore delle scuole single sex!
Parla da solo, e noi che crediamo nei principi delle nostre scuole, non possiamo che sottoscrivere!


"Genitori, insegnanti, opinionisti, tutti in Italia e altrove sono preoccupati per i ragazzi. Vanno male a scuola, non stanno attenti, sono scarsamente interessati a quasi tutto. Insomma un disastro. E’ tutto (New York Times compreso) un chiedersi come mai questo accade, e un accettare scommesse sulla prossima estinzione del maschio. Qual è dunque la realtà?
Cominciamo col dire che è tutto vero: i maschi (e non solo i ragazzi), sono in un mare di guai. Quali le cause, per i più giovani?
Cominciamo dalla scuola, dove la questione è ben visibile, con le ragazzine studiosette e i maschi disperati. Come mai? Beh, l’attuale impostazione didattica, preoccupata dall’eguaglianza, ha dimenticato che i maschi e le femmine, dai 13 anni ai 18, sono completamente diversi. Per esempio (non è cosa da poco) le ragazzine sono già quasi perfettamente a posto con lo sviluppo. Mentre i maschi stanno appena cominciando a capire come sopravvivere ai bombardamenti ormonali che da lì alla maggiore età assorbiranno gran parte delle loro energie e della loro attenzione, anche se cercheranno di non farlo capire.
E’ sempre stato così: è vero. Ma fino a pochi decenni fa le classi erano diverse per i maschi e le femmine, con insegnanti diversi, a seconda del sesso e della loro sensibilità. C’erano insegnanti che si trovavano meglio coi ragazzi ed altri con le femmine, e le scuole venivano organizzate anche tenendo conto di questo, che non è una “discriminazione”, ma un aspetto del carattere e della personalità.
Insegnare ai ragazzi, richiede un maggior interesse allo sport, al movimento, al parlarne e cercare di farlo; così come insegnare e stare con le ragazze trae vantaggio da una maggior attenzione ai temi sentimentali.
Malgrado l’enorme sforzo di spianamento fatto negli ultimi quarant’anni i due sessi rimangono biologicamente e psicologicamente diversi, soprattutto in quel cruciale periodo di formazione.
Per funzionare coi ragazzi devi fargli capire il lato avventuroso del sapere, e movimentare lo stare a scuola. Non facile, per un corpo insegnante ormai quasi completamente femminilizzato, e con l’ossessione dei “moduli” di insegnamento uguali per tutti.
Molti ragazzi riescono comunque: ma fanno sudare sette camicie le povere insegnanti, e sbuffare la compagne che devono rallentare per “colpa” loro. Molti altri, però, entrano nel tritacarne dei brutti voti, debiti e bocciature, e non sempre riescono poi a “rientrare” nei processi formativi e produttivi. E’ per questo che molti paesi sono rimasti in buona parte con classi separate (come l’Inghilterra), ed altri discutono se non tornarci, come gli Stati Uniti dove l’idea è già stata testata, con l’approvazione di Hillary Clinton.
Il problema non è però, almeno per ora, di ripristinare classi separate per maschi e femmine, quanto quello di accettare che l’educazione di massa “unisex” per maschi e femmine non funziona perché i due sessi sono diversissimi tra loro soprattutto nei due “settenni”, dai 7 ai 21anni.
E’ necessario che ognuno dei due sia seguito con empatia per le caratteristiche psicologiche del proprio sesso.
Il problema del resto non riguarda solo i maschi. Lo sa bene l’analista quando si trova ad aiutare donne non più ragazzine che scoprono di dover recuperare un “femminile” ancora sconosciuto, perché cresciute come se la “differenza” fosse un puro dato biologico, e non anche affettivo, simbolico, ed anche cognitivo.
Non c’è alcun dubbio che maschi e femmine siano uguali nella dignità umana, nei diritti e nei doveri. Adesso però cerchiamo di ricordare dove sono diversi. O saranno guai per tutti."

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