mercoledì 23 ottobre 2013

A scuola conta solo il DNA. Sarà vero?

Una tesi molto controversa quella che Cummings, forte della sua laurea ad Oxford e della fronte altissima da genio, ha pronunciato e subito contestata da Tristan Hunt, laburista, ministro per la scuola del governo ombra (e dottorato a Cambridge).
Senza disturbare alte cariche di stato possiamo dirci anche noi contrari, o comunque molto scettici, a questa tesi.


Il DNA e la predisposizione allo studio sicuramente contribuiscono a decidere la modalità con cui lo studente procede nel lavoro, ma la determinazione e l'impegno dove li mettiamo? La forza di volontà con cui un ragazzo e una ragazza si impegnano a dare il massimo dove sta? Nel DNA di certo ma sono elementi che si apprendono e si sviluppano anche. e soprattutto, grazie al contorno sociale, alle amicizie, alla vita, alla famiglia, alla scuola e in tutte le situazioni in cui ogni giorno lo studente si trova.

Qui trovate l'articolo di Paola De Carrols del Corriere che riporta questa notizia, i commenti e le spiegazioni.
E voi, che ne pensate?



A scuola? Conta solo il Dna: o sei dotato o no

La provocazione del consulente del ministro dell’Istruzione : «Mandiamo avanti i più dotati o saremo schiacciati dagli asiatici»

La scuola? Mediocre. Gli insegnanti? Quelli buoni sono un’eccezione. Gli studenti? In molti casi gli sforzi sono inutili. E’ il Dna a contare, non l’istruzione. Colpo di coda del consulente speciale del ministro per la scuola britannico: prima di lasciare il fianco di Michael Gove, Dominic Cummings mette in discussione per intero il sistema dell’istruzione pubblica con un manifesto di 250 pagine oggi al centro di un acceso dibattito.
DOTATI E NON - «Non vogliamo accettare quello che dice la scienza», sottolinea Cummings, perché non va di moda l’idea che non siamo uguali e non abbiamo le stesse possibilità, eppure le ricerche non lasciano dubbi: «Quello che un bambino è in grado di ottenere -precisa - è al 70% determinato dal suo patrimonio genetico». Ci sono i dotati, ovvero, e i non dotati: una realtà che la scuola non è in grado di capovolgere. Molto meglio, fa notare, «aiutare di più gli studenti intelligenti, anche se questo potrebbe portare a meno uguaglianza».
POLEMICHE - Una tesi molto controversa quella che Cummings, forte della sua laurea ad Oxford e della fronte altissima da genio, ha pronunciato e subito contestata da Tristan Hunt, laburista, ministro per la scuola del governo ombra (e dottorato a Cambridge). «Non vedo il senso in quello che dice», ribatte. Cosa vorrebbe Cummings? Un test sul quoziente d’intelligenza il primo giorno di scuola e una suddivisione in classi a seconda dei risultati? Non è un discorso antiquato, superato ed elitario? «L’obiettivo della scuola - sottolinea Hunt - deve essere quello di mettere tutti gli studenti nella posizione di dare il meglio di sé, il bagaglio genetico, francamente, non può essere né il punto di partenza, né quello di arrivo».
I RIVALI TEDESCHI E ASIATICI - Per quanto poco appetibile, il documento di Cummings contiene diversi spunti interessanti. Perché, si chiede, si insegnano tante materie inutili quando in inglese, matematica e scienze il livello dei ragazzi al termine del liceo è più basso che mai? Gli studenti di oggi si affacciano all’università senza rigore o disciplina. «Non si insegna più che per ottenere qualcosa bisogna darsi da fare e studiare sodo». E poi, sul mercato di lavoro, si trovano a competere con i tedeschi e gli asiatici. «Rischiamo di rimanere indietro».

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.